«Tutti nella vita dobbiamo mangiare un po’ di merda prima o poi».
Una delle battute più memorabili del film Fast Food Nation, del 2006 di Richard Linklater, ispirato all’omonimo libro di Eric Schlosser del 2001, divenuto best seller e considerato uno dei simboli della controcultura americana.
Il film trae spunto dalle tematiche analizzate dal libro inchiesta inerenti “la cultura dei fast food”: dalla nascita delle prime catene al marketing usato per invogliare i consumatori, puntando come principale bersaglio bambini e studenti, a mangiare patatine fritte e hamburger, alle politiche per abbassare il minimo salariale e per velocizzare la macellazione e la produzione con relativi gravi infortuni, al fine di produrre il famoso hamburger.
Ciò che è particolarmente sconvolgente è che Don Anderson, uno dei manager della Mickey’s (nome fittizio), la catena dei fast food per cui lavora, viene informato che la carne destinata a diventare hamburger per il prodotto di punta della catena, il panino “Big One”, è risultata, da un’analisi indipendente, contaminata da un’elevata quantità di batteri fecali. Anderson si reca nella città di Cody (nome fittizio della cittadina di Colorado) e indaga a fondo direttamente in fabbrica, intervistando diverse persone legate in vario modo al mattatoio al fine di sapere di più sulla faccenda, ma, ahimè, Anderson dopo la triste scoperta di quello che accadeva dietro la preparazione del “Big One”, si arrende davanti alla possibilità di fare carriera, tacendo la verità.
A questa vicenda se ne intrecciano altre come quella di Sylvia e famiglia, immigrati clandestini messicani, sfruttati nell’industria di lavorazione delle carni a Cody, in cambio di una paga allettante, almeno per loro; e quella di Amber, adolescente che lavora alla Myckey’s di Cody e che in seguito si licenzia per darsi all’attivismo politico anti-fast food.
Molti i punti di riflessione: testimonianza allarmante di come le strategie di marketing, che guidano l’industria delle catene alimentari, riescano a dare un’immagine di un prodotto pericoloso e insano come qualcosa di altamente appetibile e appagante solo per trarre profitto a discapito della salute umana.