Anche se non ce ne accorgiamo più, se ne accorge il nostro intestino. Infatti nel passaggio tra le stagioni, specialmente estate-autunno e inverno-primavera, aumentano i disagi gastrointenstinali di vario tipo: dovuti sicuramente al cambio di alimentazione, ma anche ai diversi ritmi di vita, allo stress lavorativo, al cambio di temperatura ambientale e dei cicli luce-buio.
Tutti elementi che spesso non sembrano importanti a livello cosciente, ma vengono percepiti dal nostro organismo o dagli organismi che noi ospitiamo.
Non dobbiamo dimenticare che nel nostro intestino abita circa un chilo e mezzo di massa batterica, di 500 specie diverse. Batteri che quando sono “collaborativi” ci aiutano nel metabolismo, stimolano il nostro sistema immunitario, ci difendono da altri attacchi e, probabilmente, intervengono positivamente in malattie come diabete, obesità e autismo. Proteggere l’equilibrio della nostra flora batterica è quindi indispensabile per mantenere le condizioni di benessere.
Anche se sembra abbastanza ingenuo pensare di risolvere i problemi di cambi di stagione (che vanno dalle intolleranze generiche, alle recidive di condizioni importanti come gastriti anche Hp positive o sindromi del colon irritabile) intervenendo sulla flora batterica con i probiotici, spesso chiamati anche “fermenti lattici”, la mia esperienza mi dice però che in molti casi possono essere estremamente utili, sia a scopo preventivo sia in aggiunta a un regime alimentare corretto o a una terapia antibiotica.
Ovviamente devono essere scelti in maniera oculata: a qualcuno può bastare l’effetto transitorio ottenuto assumendo quelli contenuti nei latti fermentati o negli yogurt, per altri (in realtà la maggioranza) sono necessari prodotti mirati per condizioni specifiche (difficoltà digestive, stipsi, gas intestinali, eccetera).
Il mercato ne fornisce centinaia di tipi diversi, ma spesso i più commercializzati sono prodotti che non sono adatti allo scopo. Il Biologo Nutrizionista, per la sua formazione specifica, ha una maggiore competenza e una migliore sensibilità per valutare un prodotto, rispetto ad altre classi di professionisti della salute.
Come scegliere allora il prodotto ideale?
La prima condizione è legata alla facile somministrazione, la trasportabilità e la stabilità a temperatura ambiente: io preferisco perciò un liofilizzato in bustina o in capsula (a seconda delle preferenza di chi deve assumerlo). I miei clienti, in genere, non apprezzano le bustine orosolubili, che sono invece molto gradite altrove.
Per poter colonizzare l’intestino, il probiotico deve contenere ceppi di origine umana: per esempio il lactobacillus bulgaricus della maggior parte degli yogurt viene eliminato velocemente e con l’eliminazione finisce la sua attività, anche se potrebbe essere efficace nel potenziare l’attività di altri ceppi batterici endogeni.
Anche la quantità di batteri vivi è importante perché, se insufficienti, non possono colonizzare il tratto intestinale interessato ed esplicare la loro attività: per questo in pochi anni, si è arrivati a dosaggi “miliardari”.
I ceppi batterici non possono essere gli stessi per i casi di diarrea o di stipsi o di intolleranze alimentari, per cui un prodotto che viene proposto per qualsiasi cosa è poco affidabile. Per esempio Saccharomyces boulardi può essere impiegato per prevenire alcuni effetti collaterali (per esempio diarrea o candidosi) della terapia antibiotica, abbinandolo persino al trattamento stesso. Il Lactobacillus rhamnosus, avendo la capacità di fermentare gli zuccheri, diminuisce i gas intestinali correlati alla tolleranza ai carboidrati.
In pratica, avrete capito, la scelta è articolata e, per essere efficace, deve essere fatta da un esperto: i fai-da-te in questo caso non sono quasi mai pericolosi, ma sono inutili e costosi!
Infine, e questo non è un aspetto da sottovalutare, per essere sicuri che quello che è scritto sulla scatola sia quello che ci aspettiamo di trovare bisogna affidarsi a una ditta seria: ce ne sono tante, ma bisogna informarsi.
Fonti:
- Sekirov I, et al. — Gut microbiota in health and disease — Physiol Rev. 2010 Jul;90(3):859-904
- Reid G, et al. — Potential uses of probiotics in clinical practice — Clin Microbiol Rev. 2003 Oct;16(4):658-72