Dal III al VI secolo d.C. l’Europa conobbe un lunghissimo periodo di grande crisi. Decadde l’agricoltura e le campagne si spopolarono. Si susseguirono epidemie, carestie e guerre.
Gli alimenti scarseggiarono per cui frequentemente erbe, radici, scarti di varia natura rappresentarono elementi comuni presenti in un pasto.
Il perdurare di tale condizione costrinse gli uomini a elaborare particolari tecniche di sopravvivenza.
Lo storico e agiografo gallo romano Gregorio di Tours, fra il 543 e 546, testimoniò nei suoi scritti una violenta epidemia di peste bubbonica che colpì la Gallia, l’Italia e la Spagna.
Scrisse: «Molti facevano il pane con i semi dell’uva o con i fiori dei noccioli; altri con le radici delle felci pressate, seccate e poi ridotte in polvere…»