Intanto bisogna chiarirci sui termini: quelli che si chiamano abitualmente “semi” sono in realtà i frutti o diacheni del Foeniculum vulgareMill.
L’infuso di semi di finocchio è uno dei rimedi più diffusi in fitoterapia, di uso tradizionale in tutta Europa, usato sia come antispastico intestinale, per diminuire gli effetti gassosi e i sintomi di colite, per stimolare l’attività dello stomaco, per diminuire gli spasmi associati al ciclo mestruale e come galattogeno per favorire la lattazione e in caso di tosse per un leggero effetto espettorante.
Naturalmente, come spesso succede, tutti gli usi tradizionali sono stati rivisti alla luce degli studi scientifici e, trattandosi di preparazioni molto variabili per contenuto di principio attivo e di principi tossici, non sempre i dati sono sufficienti per dimostrare un’azione significativa. Inoltre, nonostante un uso così diffuso, non esistono dati certi per escludere effetti tossici, ma sono stati riferiti casi sporadici legati a un uso di grandi quantità in neonati. In attesa di ulteriori accertamenti, l’EMEA (European Medicine Agency) ne limita l’uso ai bambini fino a quattro anni e nelle donne in gravidanza e in allattamento. Purtroppo temo che, non avendo uno “sponsor”, difficilmente qualcuno pagherà gli studi necessari per rivalutare questa terapia tradizionale, che da secoli viene utilizzata in Italia e che ha salvato e alleviato molti genitori dalle coliche neonatali.
Purtroppo non ci sono speranze per chi è allergico alle ombrellifere: deve stare lontano da questi prodotti. Userei qualche precauzione anche in soggetti ad allergie multiple o facilmente sensibilizzabili.
La questione diventa più complessa se si utilizzano oli essenziali o prodotti che ne contengono in quantità significativa: decisamente più attivi, ma anche più tossici. In questo caso il parere di un medico qualificato è indispensabile.
Tornando perciò ai nostri semi, possiamo facilmente farci un infuso in un bicchiere o tazza da tè di acqua bollente con 1-2 cucchiaini da tè di prodotto. Lasciare in infusione per 5-7 minuti a tazza coperta e poi colare e bere caldo. Per me è buono anche così, ha un gusto dolciastro, ma se proprio volete potete aggiungere un cucchiaino di miele. Lo consiglio dopo i pasti principali, quando vi sentite lo stomaco troppo pieno, avete sofferto di gastrite o reflusso gastroesofageo e temete le ricadute, avete l’impressione di produrre gas intestinali che non riuscite a eliminare o semplicemente dopo un eccesso alimentare. Non avendo componenti eccitanti, può essere bevuto anche la sera, prima di andare a dormire, se vi succede di svegliarvi nel mezzo della notte con la cena “sullo stomaco”, ma anche come coccola serale.
Ovviamente se i sintomi sono importanti oppure se dopo un paio di settimane di uso continuativo la situazione non cambia, vi conviene sentire il medico, potrebbe essere necessaria una terapia più impegnativa o un serio cambiamento del vostro stile alimentare!
Per le stesse proprietà, amo usare i semi di finocchio anche in cucina: rendono più digeribile la carne, danno sapore al pesce e gusto particolare alle verdure. Per esempio: prima di cuocere le bracioline di maiale le lascio insaporire con un cucchiaino di semi di finocchio per almeno un’oretta (ma andrebbe bene anche una giornata), lo aggiungo al rosmarino e all’aglio sui filetti di trota al forno, all’olio sui finocchi lessati o nell’acqua di cottura delle patate al vapore.
Per approfondimenti:
- European Medicines Agency — Sintesi della relazione di valutazione dell’HMPC destinata al pubblico
- F. Firenzuoli — Erbe. Istruzioni per l’uso — Tecniche Nuove, 2005
- P. Chiereghin — Farmacia verde. Manuale di fitoterapia — Il Sole 24 Ore Edagricole, 2011
A quanto pare qualcuno non vi ha ascoltato:
http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_22/cure-omeopatiche-bimbo-muore_623c538e-fc7d-11e0-92e3-d0ce15270601.shtml
Io non coinvolgerei l’infuso di finocchio in questo caso… Dalle notizie di stampa, direi che la situazione era molto più complessa.
Un infuso di semi di finocchio è molto utile quando si mangia troppo, quando si ha un disturbo legato ai gas intestinali dovuto ad un’alimentazione sregolata o inadeguata, ma sempre se il medico esclude la presenza di qualsiasi patologia.