I grissini sono uno dei prodotti simbolo della cucina torinese e la loro origine sembra risalire addirittura al 1679, quando Vittorio Amedeo II, o meglio il suo medico, Teobaldo Pecchio, chiese ad Antonio Brunero, un panettiere di Lanzo Torinese, di produrre un pane senza mollica perché il giovane Savoia, gracile e inappetente, la digeriva con difficoltà.
Il fornaio inventò un pane molto sottile e croccante a cui diede il nome di ghersin. Da quel momento i grissini si diffusero rapidamente in tutto il Paese, proprio grazie alla loro digeribilità e alla facilità di conservazione.
Il grissino più antico e tradizionale è senza dubbio il rubatà (in piemontese significa “rotolato”) di lunghezza variabile dai quaranta agli ottanta centimetri, facilmente riconoscibile per le caratteristiche estremità nodose, dovute alla lavorazione a mano.
Per approfondimenti:
P. Paci — Qui mangiava Garibaldi. Guida eno-gastro-bellica al Risorgimento — De Agostini, 2011