Questo libro parla della storia dell’alimentazione umana, letta attraverso lo studio di reperti fossili. Vengono ripercorsi i cambiamenti che il cibo ha determinato nel fisico e nei comportamenti portando dal primo australopiteco all’Homo sapiens sapiens.
Il rigore scientifico del libro è alleggerito dall’uso della forma di racconto, con protagonista una giovane femmina di ominide, molto curiosa e irrequieta.
L’alimentazione di quel gruppo di australopitechi, sebbene basata su frutta e verdura tenera, non escludeva altri prodotti vegetali più duri, disdegnati dagli scimpanzé. Per esempio, venivano consumati in grande quantità certi tipi di chicchi e di semi. Per triturarli e ridurli in polvere, gli australopitechi possedevano mandibole e molari più grossi di quelli degli scimpanzé, al punto che riuscivano a usarli anche per spaccare le noci di piccole dimensioni.
Per approfondimenti:
J.L. Arsuaga — A cena dai Neanderthal. Il ruolo del cibo nell’evoluzione umana — Mondadori, 2004