Articolo originale della dottoressa Teresa Casacchia
Per natura, le madri nutrono i propri figli. Nonostante l’allattamento materno sia la condotta più naturale per la nutrizione del proprio figlio, solo negli ultimi anni le donne ne stanno riscoprendo l’importanza. Se da una parte questa inversione di tendenza fa pensare che è la cultura della madre nutrice, a essere passata a un gradino più in alto, dall’altra non si può non notare che sempre un maggior numero di pediatri sta abbandonando le vecchie maniere operative.
Un po’ guidati dalle linee guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui è consigliabile un esclusivo allattamento al seno per i primi sei mesi di vita del neonato, da protrarre eventualmente finché mamma e piccino ne avvertono il bisogno affettivo (anche fino al 24° mese), un po’ perché l’aumento del tasso di obesità, di disturbi dell’alimentazione, di disturbi affettivi, di eccessivi disagi psicologi ed emotivi, hanno fatto intuire che forse il latte materno, oltre a veicolare molecole nutritive, veicoli anche qualcos’altro.
Sì, perché a prescindere dagli aspetti nutrizionali l’allattamento al seno favorisce l’instaurarsi di una profonda relazione emotiva e di “soddisfazione” tra madre e neonato. Sin dal momento del concepimento, una madre si innamora del proprio figlio e dell’idea della creatura che da lì a qualche mese starà tra le sue braccia. Fisiologicamente, una madre ama il suo bambino, e lo ama incondizionatamente, ancora prima che si possa definire tale, cioè quando un groviglio di minuscole cellule cominciano a moltiplicarsi e differenziarsi in organi e tessuti. Ed è proprio questo amore che influenza notevolmente il viaggio lungo la vita di un bambino.
L’importanza del rapporto tra madre e figlio è già stata sottolineata alla fine degli anni ’50 da Bowlby, psicoanalista britannico, ritenuto il padre della teoria dell’attaccamento. Lo stesso, in un suo studio, affermava che un neonato, alla nascita, presenta 5 pulsioni a base istintiva: succhiare, aggrapparsi, imitare, piangere e sorridere. L’attaccamento alla madre si sviluppa solo ed esclusivamente attraverso l’espressione di queste unità e alla capacità della madre di saperle integrare e valorizzare.
Se il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diventate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sarebbero stati evitati.
John Bowlby
Tant’è che solo negli anni ’80, negli Stati Uniti, si comincia a parlare di Bonding, che letteralmente significa “cementare, attaccare, vincolare” e che sembra essere alla base della stabilità del rapporto genitori-figli. Ed è proprio con l’allattamento materno che si comincia a instaurare un rapporto che durerà a vita e soprattutto che influirà sulle capacità intellettive, sulla personalità e l’autostima del bambino di oggi, adulto di domani.
Tanta psicologia dietro l’importanza dell’allattamento al seno, è vero, ma non dimentichiamo che è proprio il nutrimento a essere alla base dei bisogni dell’uomo. Non a caso, la prima necessità di un neonato è quello della suzione, il primo importante legame fisico ed emotivo che si instaura con la propria madre. Basti pensare che è sufficiente che la stessa pensi al proprio figlio per incrementare la produzione di latte e che, sembra incredibile, le mammelle comincino a riempirsi quando il neonato sta per risvegliarsi. Nessuna magia, è solo l’azione di un ormone legato al sentimento dell’amore, della fiducia, l’ossitocina, molecola prodotta naturalmente nell’ipotalamo, una parte del cervello delle dimensioni di una mandorla che controlla la temperatura corporea, la sete, la fame, la rabbia e la stanchezza.
L’ormone viene rilasciato quando un bambino succhia, inducendo così quello che è definito un riflesso mammillo post-ipofisario, responsabile della contrazione delle cellule mioepiteliali della mammella con conseguente fuoriuscita del latte. Solo successivamente (dopo la poppata) viene prodotta la prolattina, i cui livelli sono maggiormente elevati nelle ore notturne a cui si deve la produzione di latte della poppata successiva.
Un fantastico meccanismo quello che succede nel corpo di una madre. Voler allattare è la prima regola per far sì che la biologia faccia il suo decorso.
D.W. Winnicott diceva:
Non lasciate che una persona prenda in braccio il vostro bambino, se capite che ciò non ha alcun significato per lei. Il latte della madre non affluisce come un’escrezione, ma è una risposta a uno stimolo e lo stimolo è la vista, l’odore e la sensazione del suo bambino e il suo pianto che segnala un bisogno.
La madre è la sola persona che può in modo appropriato presentare il mondo al bambino in una forma che abbia un senso per lui. Essa sa come farlo, non perché sia addestrata e abile, ma solo perché è la madre.
Il rapporto di attaccamento dei primi mesi è alla base dello sviluppo cognitivo infantile e concorrerà a determinare le interazioni sociali e le relazioni emotive dell’età successiva.
Il prototipo di tutto il prendersi cura del bambino è nel tenerlo in braccio.
Fonti:
- Bowlby J — The nature of the child’s tie to his mother — Int J Psychoanal. 1958 Sep-Oct;39(5):350-73
- Bowlby J — The making and breaking of affectional bonds — Br J Psychiatry. 1977 Mar;130:201-10