Pubblichiamo oggi il contributo del dottor Antonino La Monica sulla formula ristorativa “All you can eat”.
Con il problema della crisi che ha messo in ginocchio moltissimi Paesi europei e con i clienti che scarseggiano, molti ristoratori si sono adattati, per così dire, trasformando i classici ristoranti in ristoranti tutto a volontà, offrendo una scelta vastissima di cibo a un prezzo davvero basso e competitivo. Dai 7,95 € ai 12,95 € ma il prodotto è quasi sempre lo stesso: cibo a volontà. In Italia e in tutta Europa di recente non si parla d’altro, della nuova formula ristorativa All you can eat, ma di cosa di tratta?
È una formula nata negli Stati Uniti d’America. Prevede un buffet libero, un bancone pieno di qualsiasi tipo di cibo dove, dietro pagamento di una quota fissa, i clienti muniti di un vassoio mettono nei propri piatti tutto quello di cui hanno voglia. Dal sushi a carni di vario tipo, pesce e anche verdure, pasta, pizza, fino a scoppiare, letteralmente. A detta dei ristoratori, quantità è sinonimo di felicità del cliente, a discapito ovviamente della qualità.
Se da un lato è vero che il prezzo è davvero invitante e, naturalmente, a prima vista più conveniente se messo a paragone a un menu à la carte, dall’altro lato però si insinua il pericolo di cadere facilmente in un circolo vizioso a mio avviso davvero pericoloso. Vediamo il perché.
È davvero facile lasciarsi prendere la mano. È possibile mangiare dalle 12:30 alle 15:00 a pranzo e dalle 19:30 alle 00:00 a cena con un piccolo supplemento di prezzo. Quindi avere il tempo di assumere porzioni di cibo che di norma sarebbero destinate a 2/3 persone in un pranzo di Natale o concedersi l’ora di una pausa pranzo per abbuffarsi e ritornare a lavorare più stanchi di prima.
Menù all’apparenza salutistici, per la presenza di molte verdure, carne e pesce, si trasformano in veri e propri piatti-bomba super calorici se non ci si impone un buon self-control.
Se analizziamo anche i tempi frenetici in cui ormai viviamo e la comodità offerta da queste formule “Mangia tutto quello che puoi” e moltiplichiamo questi piatti super calorici alla frequenza con cui questi vengono consumati, in media 2-3 volte in una settimana come qualche cliente mi ha riferito, arriviamo a cifre davvero incredibili che vanno molto oltre i LARN1 (Livelli di Assunzione giornalieri Raccomandati di energia e Nutrienti per la popolazione italiana).
Il sushi, per esempio, è considerato da tutti un piatto ipocalorico con le sue 40/50 kcal per pezzo. Se consumato con la formula senza limiti All you can eat e unito, anche per la sola voglia di provare tutte le altre pietanze presenti nel bancone, ad altri piatti (come fritture varie di origine cinese, bistecche di carne di maiale, gamberoni cotti alla brace…) può farci facilmente superare, senza neanche rendercene conto, le 1000/1500 kcal2 in un solo pasto.
Si superano, inoltre, i livelli di colesterolo, le altre percentuali raccomandate come quelle proteiche e lipidiche e, essendo questi cibi molto salati, l’apporto di sodio ottimale (circa 2-2,5 g equivalente a 5-6 g di sale da cucina3). Ciò potrebbe essere causa di ipertensione, con tutti i rischi cardiocircolatori a questa legati.
Un vero e proprio attacco per la distruzione di una dieta equilibrata che si basa sulla giusta suddivisione dei pasti tra colazione, pranzo, cena e spuntini, senza introdurre una quantità smisurata di kcal di dubbia qualità in un singolo pasto. Una formula nata negli States, per saziare gli strani appetiti degli americani, sta mettendo le radici anche in Italia, Paese della Dieta Mediterranea. Da un lato sembra aiutare i cittadini in un momento di crisi economica ma dall’altro dove li porterà?
Fonti:
- Società Italiana di Nutrizione Umana — LARN
- Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) — Tabelle di composizione degli alimenti
- Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa (SIIA) — Sale, meglio poco