Pubblichiamo oggi il contributo del dottor Roberto Casaccia, Biologo Nutrizionista e Specialista in Scienza dell’Alimentazione, che ci offre delle utili indicazioni sulle etichette dei prodotti alimentari
Quanto spesso leggiamo le etichette dei prodotti che stiamo per acquistare? E che importanza ha questa lettura sulle nostre scelte alimentari? È cosa frequente che il consumatore si lamenti di tutto e di tutti; non sempre però egli sfrutta a pieno le occasioni che gli sono fornite per potersi tutelare. Accade allora che, per pigrizia o semplicemente per scarsa abitudine, acquistiamo dei cibi per così dire… a scatola chiusa, dimenticando che un’attenta lettura dell’etichetta potrebbe darci utili informazioni per scelte più oculate. E allora ecco qualche “dritta”.
Avete notato che a volte sulla confezione è scritto «da consumare entro» e altre volte «da consumare preferibilmente entro»? Ebbene, non è la stessa cosa: la prima dizione è molto più rigida e indica il termine oltre il quale il prodotto non va assolutamente consumato; nel secondo caso invece abbiamo a che fare con un prodotto meno deperibile per il quale esiste una certa tolleranza. Spesso la data è accompagnata dalle modalità di conservazione (in luogo fresco, al riparo dalla luce, nel freezer a quattro stelle, eccetera). Cercate di rispettare sempre queste indicazioni, ne va della vostra salute! Ad esempio, ci si dovrebbe recare a far la spesa con una borsa termica ogniqualvolta si prevede di acquistare prodotti refrigerati o surgelati. Quanti di voi lo fanno?
Ricordate poi che la legge obbliga a elencare gli ingredienti sull’etichetta in ordine di quantità, dal più abbondante al meno abbondante. Quindi se, ad esempio, volete acquistare della “carne in gelatina”, controllate se non si tratti invece di gelatina con solo qualche traccia di carne e, se la merendina da comprare per il bambino è “al latte”, constatate se effettivamente questo si trova tra i primi ingredienti dell’elenco. Spesso, agli ultimi posti della lista, troverete dei nomi strani o delle sigle come E127, E220, E621, eccetera. Si tratta degli additivi, ossia di quelle sostanze che vengono aggiunte all’alimento per motivi di conservazione oppure tecnologici o ancora di tipo “cosmetico”. Esiste un elenco europeo degli additivi ammessi, cui i produttori si devono attenere, quindi ciò che trovate sicuramente non è fuorilegge. Certo è che un prodotto troppo ricco di additivi merita un po’ di riflessione prima di essere acquistato.
Un esempio di come il consumatore può indirizzare l’industria verso una maggiore correttezza è rappresentato dall’etichetta nutrizionale. Essa ormai compare in moltissimi prodotti alimentari ma, per la legge italiana, non è ancora obbligatoria (lo è per gli alimenti per animali e per quelli “destinati a un’alimentazione particolare”). Sono i produttori che, vista la maggiore attenzione del pubblico verso le problematiche di tipo nutrizionale, sono stati “costretti” a utilizzarla in quanto la sua presenza fa vendere di più il prodotto stesso. Bene! Approfittiamo dell’occasione! L’etichetta nutrizionale riporta i valori dei nutrienti riferiti a 100 g di prodotto e, a volte, anche per porzione. In quest’ultimo caso il quadro è ancora più chiaro perché ci consente di sapere effettivamente quanti zuccheri, grassi e proteine introduciamo, senza dover fare troppi calcoli. Un’alimentazione equilibrata prevede un 10-15% di proteine, 20-25% di grassi e un 55-65% di zuccheri. Trattandosi di un unico alimento è chiaro che possiamo essere anche lontani da questi valori ideali. Se però siete tra quelli che fanno attenzione alla linea, e leggete una percentuale di grassi superiore al 20%, oppure una quota calorica di oltre 400 calorie per 100 g, qualche sospetto sulla effettiva “leggerezza” del prodotto che state acquistando vi deve pur venire…
Un’ultima annotazione. Come ci possiamo regolare per gli alimenti venduti senza confezione (e quindi senza etichetta)? Forse non ci avete fatto caso ma l’etichetta ce l’hanno anche loro. Cosa potrebbero essere altrimenti quei cartelli che compaiono sul bancone del fornaio o della rivendita di pasta all’uovo oppure nelle pasticcerie, nelle gastronomie e nelle gelaterie? Essi sostituiscono infatti, in tutto e per tutto, l’etichetta. Prendiamo quindi la sana abitudine di leggere anche questi cartelli prima dei nostri acquisti se, ad esempio, vogliamo sapere quanto latte c’è nel gelato che ci portiamo a passeggio o quante uova ci sono nella pasta che comparirà sulla mensa della domenica. Occhio allora!
Per approfondimenti:
- EUROPA — Sintesi della legislazione dell’UE — Consumatori — Etichettatura e imballaggio dei prodotti
- D. Dongo — L’etichetta — Il fatto alimentare
- G. Donegani, G. Menaggia — Cosa metto nel carrello — Sperling & Kupfer, 2002
Ciao Danilo. Proprio negli ultimi giorni, a livello di Commissione Europea, si è posta la questione se permettere la vendita, a prezzo ridotto, di prodotti alimentari che abbiano superato il “termine minimo di conservazione” indicato sull’etichetta. Va premesso, ed è una premessa importante, che si parla di “termine minimo” (preferibilmente entro…), cioè del tempo per il quale il produttore garantisce il mantenimento delle caratteristiche nutrizionali e organolettiche, e non di “data di scadenza” (entro…), oltre la quale il prodotto può diventare nocivo per la salute perché soggetto ad alterazioni di tipo chimico e/o microbiologico.
La motivazione di questa proposta sembra essere quella di evitare gli sprechi di cibo, dopo che le ultime stime, a livello europeo, ci dicono che ogni cittadino ne butta nella spazzatura ben 179 kg l’anno. Motivazione a prima vista legittima in questi tempi di crisi. Non a caso, proprio il parlamento greco ha già legalizzato la vendita oltre il “termine minimo” di prodotti come pasta, biscotti, caffè, cibi in scatola etc.
Che dire ? E’ una questione etica oltre che di salute pubblica. Da una parte è giusto pretendere la massima qualità di ciò che mangiamo; d’altro canto stiamo parlando di alimenti poco deperibili e di un momento storico che impone una vera e propria “economia di guerra”.
Personalmente non ho una risposta definitiva. Mi auguro soltanto che un’eventuale decisione in questo senso possa realmente ridurre gli sprechi e aiutare l’economia e non invece innescare manovre a favore delle lobby e a discapito dei consumatori. Di queste già ne abbiamo abbastanza.
Ciao e complimenti per il VS.sito. Ho sentito che l’Unione Europea sta proponendo regolamenti meno restrittivi riguardo i termini di conservazione.Sarebbe ammesso il consumo oltre la scadenza, ma con modalità differenziate rispetto alla tipologia d’alimento.Cosa ne pensate ?