Negli ultimi tempi si sta diffondendo l’abitudine di allontanarsi dal traffico cittadino per andare a cercare erbe commestibili nei prati.
Quest’attività, una volta disprezzata, viene ora praticata da chi ha tempo libero da dedicarle e richiede, almeno all’inizio, una guida con un po’ di esperienza, infatti occorre avere delle buone conoscenze sul campo per distinguere fra loro erbe simili.
Se vogliamo andare sul sicuro, almeno all’inizio, un’erba molto facile da riconoscere e trovare nei prati, ai margini delle strade e nei campi è la cicoria (Cichorium intybus), pianta perenne con fusto eretto, glabro, a rami divaricati e rigidi. Le foglie basali, glabre o pelose, intere o irregolarmente dentate, sono riunite in rosetta prostrata, aderente al terreno, le foglie superiori sono intere e più piccole. I fiori, di un bel colore tra il celeste e il violaceo, compaiono in estate, da giugno a ottobre.
Le proprietà medicinali di questa erba selvatica erano conosciute fin dall’antico Egitto, la troviamo infatti nominata nel papiro Ebers (1550 a.C.), mentre Plinio secoli dopo la inserisce fra gli ingredienti di bevande curative del mal di testa, del fegato e dell’intestino. Per le numerose proprietà attribuitele veniva chiamata chreston (dal greco Krestòs, utile), nome rimasto ancora in uso nel Salento, dove viene chiamata cicoriella cresta. Numerosi altri sono i nomi regionali: radecio, mazzocchi, cicuredda scalora, cicorelle e così via…
Le proprietà depurative della cicoria per sangue, reni, fegato e stomaco sono riconosciute anche attualmente, sia usata come insalata cruda o cotta, sia in infuso o decotto. La radice, tostata e macinata, costituisce un surrogato del caffè come era ben noto in tempo di guerra… Anche questa parte della pianta possiede proprietà benefiche: l’inulina, un suo componente, stimola la crescita dei bifidobatteri e inibisce la cancerogenesi del colon, inoltre sembra essere coinvolta nella produzione di ossido nitrico (NO), con effetto attivante sui macrofagi e la loro attività antimicrobica e antitumorale.
Spesso la cicoria è confusa con il dente di leone o tarassaco, pianta onnipresente con un fiore giallo che si trasforma in soffione. Per il suo gusto molto amaro è preferito cotto, dotato di proprietà depurative per fegato e reni, oltre che di forti effetti diuretici per cui viene chiamato anche in alcune regioni d’Italia “piscinletto”.
La cicoria dotata di un buon sapore amaro, è apprezzata in cucina e deve essere raccolta prima della fioritura, in modo che non sia troppo dura.
La raccolta di erbe selvatiche offre non solo la soddisfazione di esserci procurati un cibo salutare come i nostri progenitori anziché al solito supermercato, ma impegnandoci con un po’ di fantasia potremo realizzare piatti originali e ritrovare sapori ormai dimenticati. Propongo una ricetta che mi sembra abbastanza semplice e costituisce un piatto invernale nutriente.
Purè di fave con cicorielle selvatiche
Ingredienti per 6 persone
- 1 kg di cicorielle selvatiche
- 500 g di fave secche
- 1 cipolla bianca
- 1 patata a pasta gialla
- 1 spicchio d’aglio
- peperoncino in polvere
- sale
- olio extravergine d’oliva
Preparazione
Per le fave
Lasciare le fave in ammollo per 12 ore e poi cuocerle a fiamma media, togliendo la schiuma che si forma in superficie. Quando questa non si formerà più, aggiungere la cipolla e la patata sbucciata e tagliata sottile, l’aglio e il peperoncino.
Appena l’acqua riprende il bollore aggiungere il sale, abbassare la fiamma e cuocere per un’ora e mezza, rimestando per evitare che le fave si attacchino al fondo.
Alla fine deve risultare una crema, da lasciare riposare a pentola coperta per 15 minuti.
Per la cicoria
Pulire le cicorielle, lavarle con cura, cuocerle in acqua salata 10 minuti e poi ripassarle in padella con olio, peperoncino e aglio.
Servire vicino al purè di fave su cui si può aggiungere olio extravergine di oliva
Fonti:
- L. Ballerini, A. De Santis — Erbe da mangiare — Mondadori, 2008
- Koo HN, et al. — Inulin stimulates NO synthesis via activation of PKC-alpha and protein tyrosine kinase, resulting in the activation of NF-kappaB by IFN-gamma-primed RAW 264.7 cells — J Nutr Biochem. 2003 Oct;14(10):598-605