La nutrizione è una materia bizzarra. A differenza di altre discipline come la nefrologia o la cardiologia, dove gli unici che argomentano sono gli esperti, di nutrizione parlano tutti. Se ne discute alla cassa del supermercato, dal parrucchiere, in banca. Improvvisati nutrizionisti si infervorano e si lanciano in consigli, la cui finalità sembra quella di convincere l’interlocutore, piuttosto che informarlo.
Il latte vaccino è tra gli argomenti più gettonati negli ultimi anni e le sue proprietà sono oggetto di accesi contrasti, anche tra gli stessi nutrizionisti. I detrattori del latte affermano ad esempio che: «il latte vaccino è un alimento innaturale per l’uomo», «l’unico latte che l’uomo dovrebbe bere è quello materno», «il latte è indigeribile a molti, e questa è la prova che fa male», «il latte non previene l’osteoporosi» o ancora «il latte fa ingrassare, provoca il cancro, veicola ormoni e antibiotici potenzialmente dannosi».
Lungi dal voler proporre una disamina esaustiva dell’argomento latte, sul quale ritorneremo, desidero soffermarmi su alcune considerazioni. La prima è una domanda, alla quale non ho ancora trovato una risposta esaustiva: perché mai dovrebbe essere innaturale bere il latte, se ci nutriamo delle stesse carni degli animali che lo producono? L’adattamento alla digestione del lattosio (lo zucchero contenuto nel latte), inoltre, ha rappresentato un vantaggio evolutivo per l’uomo. Egli era, infatti, in grado di sopravvivere alla nascita, e in condizioni avverse, anche con il latte di altre specie. In un immaginario futuro di stenti per la specie umana, se si continuerà a eliminare il latte senza motivazione, esso non rappresenterà più una risorsa alimentare, poiché saremmo tutti colti da coliche addominali dopo la sua assunzione.
Nessuno di quelli che noi consideriamo alimenti nasce per essere mangiato dall’uomo. È la nostra visione antropocentrica che ci fa pensare che un frutto, un uovo o una carne siano nati per noi. In realtà non è così e ogni cibo richiede un adattamento metabolico dell’uomo per la sua digestione e assimilazione. Le reazioni allergiche sono la riprova di come il cibo sia un potenziale agente estraneo, un non self per il nostro organismo. Le proprietà e i benefici di un alimento, inoltre, dipendono da un numero considerevole di variabili tra le quali: la quantità e la frequenza di assunzione, la qualità del prodotto, i personali fabbisogni e lo stato di salute di chi lo assume. Il problema non è banalmente se il latte faccia male o bene, ma bisogna sempre considerarlo in relazione a chi ne fa uso e a che tipo di uso ne fa.
A favore del latte si esprimono recenti lavori scientifici. Una review pubblicata sulla rivista «Advances in nutrition. An international review journal», confuta la correlazione tra latte e patologie cardiovascolari. Dall’analisi attenta di un’ampia letteratura, il consumo equilibrato di latte e derivati non sembrerebbe favorire l’aumento della colesterolemia, al contrario in alcuni casi eserciterebbe degli effetti protettivi su cuore e vasi.
Un recentissimo lavoro sulla rivista «Nutrients» sdoganerebbe anche il latte, in relazione all’insorgenza di obesità. Esso, infatti, sarebbe inversamente correlato ai principali markers per l’obesità sia negli uomini sia nelle donne. Il risultato non stupisce, quando si pensa che un bicchiere di latte al mattino, a volte, viene sostituito da più bicchieri di succhi di frutta.
Per gli amanti del tè verde e per i cultori dei virtuosi polifenoli in esso contenuti, come l’epigallocatechina, sarà di conforto sapere quanto appena pubblicato su «Journal of dairy science». Una macchia di latte nel tè può addolcirne il gusto, riducendo l’astringenza dei polifenoli, senza alterarne le proprietà. La composizione biochimica del latte può, infatti, promuovere la biodisponibilità e l’assimilazione delle catechine.
Concludo con un personalissimo augurio per il 2014 a tutti i lettori della Scuola di Ancel: che ogni nostra scelta, anche alimentare, possa essere compiuta in piena consapevolezza e senza pregiudizio.
Fonti:
- Huth PJ, Park KM — Influence of dairy product and milk fat consumption on cardiovascular disease risk: a review of the evidence — Adv Nutr. 2012 May 1;3(3):266-85. doi: 10.3945/an.112.002030
- Murphy KJ, et al. — Dairy foods and dairy protein consumption is inversely related to markers of adiposity in obese men and women — Nutrients. 2013 Nov 20;5(11):4665-84. doi: 10.3390/nu5114665
- Haratifar S, et al. — Antiproliferative activity of tea catechins associated with casein micelles, using HT29 colon cancer cells — J Dairy Sci. 2013 Dec 18. pii: S0022-0302(13)00859-X. doi: 10.3168/jds.2013-7263