
Fotografia tratta dal profilo facebook di Battista Marchesi
Nevica forte, la mattina che incontro Battista, e subito iniziamo a parlare di sci di fondo.
Battista ha 70 anni, è un meccanico in pensione ed è sportivo da sempre.
Nato a Sedrina in Val Brembana, in provincia di Bergamo, ha iniziato a 10 anni con il calcio, poi è arrivata la corsa, lo sci alpinismo, lo sci di fondo.
È stato detentore del record del giro dei rifugi orobici (circa 80 km con 5000 metri di dislivello).
Nel 2005 è andato da casa sua, a Sedrina, fino a Capo Nord: 4028 km in 59 giorni, con una media di quasi 70 km al giorno. In questa avventura aveva al seguito un amico con il camper per i rifornimenti.
Arriva poi un 2006 a stelle e strisce con un coast to coast da Miami a Portland: 5500 km in 70 giorni, con una media di quasi 80 km al giorno in condizioni climatiche a volte estreme. In questo caso Battista era seguito da un amico in macchina e da uno in bicicletta.
Nel 2007 ha fatto il giro d’Italia, partendo da Cogoleto, in provincia di Genova (isole e Alpi comprese): 6500 km con una media di 85 km al giorno, anche qui seguito da un camper e da un amico in bicicletta.
Nel 2012 Battista supera il precedente record sulla distanza di 19100 km che era del quarantacinquenne Serge Girard, mettendoci 239 giorni, ben 21 in meno (1800 km circa di vantaggio, non so se rendo l’idea): 80 km al giorno in media, contro 73.
L’impresa è stata portata a termine dopo alcuni tentativi, che avrebbero minato la volontà di chiunque, ma non di Battista: una volta è stato fermato da una frana (dei sassi l’hanno colpito), un’altra è stato bloccato da una forte tendinite e la terza volta, quando già aveva percorso 4000 km, è stato aggredito da due balordi che per derubarlo lo hanno picchiato e accoltellato. Anche l’ultimo tentativo, poi riuscito, non è stato privo di difficoltà: una febbre molto alta stava per fermarlo.
Sarà l’aria che tira a Sedrina che ha questo portentoso effetto? Questo piccolo paese ha dato i natali anche a Felice Gimondi, amico intimo di Battista. «È stato fortunato» dice «che io non abbia avuto la possibilità di andare in bicicletta, altrimenti avrebbe dovuto farmi da gregario».
Quando tocco l’argomento alimentazione mi sento elencare cose tipo: latte, miele, pasta, carne, frutta. Moderazione e semplicità, quindi, e quasi nulla l’integrazione, che il nostro podista vede quasi con diffidenza.
Ora sogna di attraversare il Canada e di poter utilizzare la sua immagine per aiutare gli altri, soprattutto i ragazzi disabili per i quali lo sport potrebbe essere un aiuto terapeutico miracoloso.
Nel caso, ho prenotato un’altra intervista.
A domani il seguito.
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