Il tentativo di utilizzare la tassazione per modificare le abitudini alimentari di una popolazione non è recente. Alessandro Barbero ci racconta come Federico di Prussia (1712-1786) cercò di eliminare il caffè per sostituirlo con una “più sana birra” dalla dieta dei suoi sudditi.
La politica economica protezionista si basava anche sui monopoli e, ovviamente, Federico li trovava di suo gusto. In tutti i paesi c’era il monopolio di Stato sul sale e sui tabacchi, quello che in Italia in parte c’è ancora oggi. Ma oltre a questo Federico si inventò, per esempio, un monopolio sul caffè e ci caricò una tassa dei 250%, In un caso come questo, chiaramente, lo scopo non era tanto di guadagnare quanto di scoraggiare l’importazione di una merce straniera, qualcosa che con tutta la buona volontà non si poteva produrre in casa.
La nobiltà della Pomerania gli mandò una supplica chiedendo di ridurre la tassa sul caffè, perché nessuno se lo poteva più permettere. Federico rispose: «La persona di Sua Maestà è stata allevata nella sua giovinezza inzuppando il pane nella birra. Anche il popolo di quella regione può fare colazione con la zuppa nella birra: è molto più sana del caffè». Qui, peraltro, è obbligo dello storico osservare che Federico era in assoluta malafede, perché risulta che lui personalmente bevesse trenta tazze di caffè al giorno — è vero che le correggeva con lo champagne e quindi, probabilmente, l’effetto si riduceva.
La storia ci mostra che non ha avuto tanto successo!
Per chi vuole conoscere questo personaggio:
Alessandro Barbero — Federico il Grande — Sellerio Editore 2007