Dopo aver ottenuto le immagini cerebrali corrispondenti all’apice della sete, ai soggetti è stato consentito di sciacquarsi la bocca con acqua. L’operazione è stata eseguita con una cannuccia di vetro e, dopo averla fatta circolare all’interno della bocca, l’acqua veniva rigettata fuori, sempre dalla cannuccia, senza deglutire. […] Nella fase successiva dell’esperimento si è permesso ai soggetti di bere acqua a volontà. Tre minuti dopo la fine di questa operazione si è seguita una nuova registrazione con la PET. […] Da una valutazione complessiva dei dati si evince, dunque, che le variazioni cerebrali intervenute con la stimolazione della sete e il successivo saziamento si riscontrano in maniera assolutamente preponderante nelle aree più antiche sotto il profilo filogenetico. Le scoperte si accordano con l’idea che la sete sia una funzione vegetativa primitiva, i cui circuiti siano comparsi in stadi iniziali dell’evoluzione dei vertebrati.
Agiamo perché siamo “costretti” dalle nostre emozioni primordiali, così avviene per la sete, ma anche nella ricerca del sale. Lo racconta il professor Derek Denton, con un linguaggio comprensibile a tutti, in un saggio sugli albori dei nostri sensi e della coscienza.
Per approfondimenti:
D. Denton – Le emozioni primordiali – Bollati Boringhieri, 2009