La scena è delle più classiche: abbiamo qualche chilo di troppo, cominciano a manifestarsi pressione alta e valori sballati di colesterolo e trigliceridi, andiamo dal dottore che ci mette a dieta dicendoci «devi dimagrire». Ebbene, forse questa non è la cosa più importante.
Un gruppo di ricercatori neozelandesi ha fatto una revisione sistematica e un’analisi statistica delle pubblicazioni riguardanti dieta e sviluppo di ipertensione e dislipidemie, scoprendo che il peso della persona in realtà ha una correlazione molto meno forte con i problemi fisici rispetto al consumo di zuccheri. Con criteri standard, hanno selezionato i migliori studi condotti dal 1965 al 2013 e hanno cercato di tirare le somme. Il risultato è che lo zucchero assunto influisce sull’aumento di rischio cardiovascolare indipendentemente dall’aumento di peso.
In particolare, i ricercatori hanno notato un fatto curioso. Normalmente, quando una persona segue una dieta ipocalorica, tende a perdere peso e a consumare carboidrati complessi in misura maggiore rispetto ai carboidrati semplici (nel lavoro originale si fa distinzione tra carboidrati e zuccheri, i primi sono quelli dati da pasta e pane, i secondi dai dolci). La perdita di peso è sempre stata collegata quindi al miglioramento di pressione e livelli di colesterolo. Solo che gli stessi ricercatori hanno anche notato che le diete isocaloriche, ovvero quelle che apportano un quantitativo di energia tale da mantenere il peso, se composte da carboidrati complessi invece che da zuccheri avevano lo stesso effetto. La conclusione è stata: la qualità degli zuccheri assunta con la dieta influisce sui fattori di rischio cardiometabolici indipendentemente dal peso. Esattamente si punta il dito contro il fruttosio, che è uno zucchero contenuto nel saccarosio (lo zucchero da cucina), negli sciroppi dolci e nella frutta. Va detto che gli stessi ricercatori non hanno la certezza che sia questo il fattore determinante: loro hanno studiato l’apporto totale di zuccheri e non si sono soffermati sui singoli tipi di zucchero, però è un’ipotesi verosimile.
Un suggerimento finale, quindi: per migliorare l’alimentazione e sistemare eventuali problemi nelle analisi del sangue è più importante scegliere cosa mangiare rispetto al quanto. Scegliere carboidrati complessi e fare dei dolci un piacevole sgarro sembra essere la scelta migliore.
Fonte:
Te Morenga LA, et al. — Dietary sugars and cardiometabolic risk: systematic review and meta-analyses of randomized controlled trials of the effects on blood pressure and lipids — Am J Clin Nutr. 2014 May 7