L’interesse sempre crescente verso gli alimenti naturalmente ricchi di sostanze benefiche per la salute, i cosiddetti “alimenti funzionali”, ha dato il via alla ricerca di formulazioni innovative per immettere sul mercato cibi dotati di particolari proprietà. Ne sono esempi il latte con aggiunta di omega-3 o il latte fermentato con aggiunta di fitosteroli.
Recentemente mi è capitato di vedere in un forno un alimento preparato a livello artigianale che mi ha incuriosito. Si tratta di un pane nero, il cui particolare colore è dovuto all’aggiunta di un ingrediente molto insolito: il carbone vegetale.
Il carbone vegetale è la polvere che si ottiene sottoponendo determinati legni (in genere pioppo, salice, tiglio, betulla…) a un processo di pirolisi: una decomposizione termica che avviene in assenza di ossigeno. Finora questa polvere (inodore e insapore) è stata utilizzata in campo alimentare solo come colorante in quanto rientra nella lista UE degli additivi ammessi (E153). Da pochi mesi, però, una nota ditta di prodotti della lavorazione del frumento ha creato un carbone vegetale adatto a essere utilizzato nelle preparazioni alimentari. Grazie alla sua particolare finezza, infatti, esso è in grado di amalgamarsi, senza difficoltà, negli impasti sia dolci sia salati.
Questo nuovo “pane nero” può quindi essere considerato un alimento funzionale? Il carbone vegetale è, da tempo, commercializzato in compresse come integratore per il trattamento di disturbi gastrointestinali come la colite nervosa, il meteorismo, la flatulenza, l’aerofagia, il gonfiore addominale, eccetera. Esso risulta inoltre utile come antidoto in caso di intossicazione da vari agenti.
Il meccanismo d’azione è dovuto alla notevole capacità adsorbente posseduta dal carbone vegetale. Sulla sua superficie vengono infatti “intrappolate” le molecole gassose presenti nel tratto gastrointestinale sia eventuali sostanze tossiche e persino cellule microbiche. Pur contenendo, all’origine, piccole quantità di idrocarburi policiclici aromatici, il carbone vegetale non presenta tossicità alle dosi ammesse, in quanto non viene assorbito a livello intestinale. Un eventuale problema può essere invece l’interferenza con l’assorbimento dei principi nutritivi e dei farmaci; ne dovranno, ad esempio, tener conto le donne che assumono la pillola anticoncezionale.
Per approfondimenti:
- Astegiano M., et al. — Treatment of irritable bowel syndrome. A case control experience — Minerva Gastroenterol Dietol. 2006 Dec;52(4):359-63
- EFSA — Parere scientifico sulla nuova valutazione del carbone vegetale (E 153) come additivo alimentare — 27 aprile 2012
- Molini Spigadoro — Carbone Vegetale — Comunicato stampa del 3 marzo 2014
Buonasera,
non riesco a capire dall’articolo se il pane con carbone vegetale è da ritenersi alimento funzionale o meno.
So per certo che per la preparazione del “pane nero” si utilizzano dosi di carbone vegetale pari all’1-1,5% sul peso della farina con concentrazione nel prodotto finito intorno allo 0,7-0,9%.
Ritiene che dosi così basse di carbone vegetale possano svolgere la funzione di “adsorbimento” tipica di questa sostanza o semplicemente funge da colorante?
Grazie in anticipo per la sua risposta.
Caro Paolo,
la maggior parte degli integratori a base di carbone vegetale indicano una dose di circa 2 grammi (1 grammo prima e 1 grammo dopo il pasto) per ottenere degli effetti benefici. Calcolando come tu stesso hai detto che si aggiunge 1 grammo di carbone in polvere per 1 etto di farina, bisogna mangiare almeno 2 etti di pane o pizza per evidenziare tale effetto. Probabilmente il dosaggio ottimale non si raggiunge sempre utilizzando il pane al carbone e sicuramente la moda e il desiderio di attirare l’attenzione dei consumatori più attenti a curare la loro alimentazione insieme ad un effetto scenografico dovuto al colore giocano un ruolo importante, ma comunque se si consuma una quantità notevole di pane l’effetto può non essere trascurabile, anche gli eventuali effetti indesiderati come l’interferenza con i farmaci.