Aforismi del Professore per servire da prolegomeni alla sua opera e di base eterna alla scienza.
- L’universo esiste soltanto per la vita e tutto ciò che vive si nutre.
- Gli animali si pascono, l’uomo mangia, solo l’uomo di spirito sa mangiare.
- Il destino delle nazioni dipende dal modo in cui si nutrono.
- Dimmi quello che mangi e ti dirò chi sei.
- Il Creatore, obbligando l’uomo a mangiare per vivere, ve lo invita per mezzo dell’appetito e lo ricompensa per mezzo del piacere.
- Il buongusto è un atto del nostro giudizio, con il quale noi diamo la preferenza alle cose che sono piacevoli al gusto su quelle che non hanno tale qualità.
- Il piacere della tavola è di tutte le età, di tutte le condizioni, di tutti i paesi e di tutti i giorni; può associarsi a tutti gli altri piaceri e rimanere per ultimo a consolarci della loro perdita.
- La tavola è il solo luogo dove non ci si annoia mai durante la prima ora.
- La scoperta di un manicaretto nuovo fa per la felicità del genere umano più che la scoperta di una stella.
- Coloro che fanno indigestione o che si ubriacano non sanno né bere né mangiare.
- L’ordine dei cibi è dai più sostanziosi ai più leggeri.
- L’ordine delle bevande è dalle più temperate alle più fumose e alle più profumate.
- Pretendere che non si debbano cambiare i vini è un’eresia; la lingua si sazia e, dopo il terzo bicchiere, anche il vino migliore dà appena una sensazione ottusa.
- Un dessert senza formaggio è come una bella donna senza un’occhio.
- Cuochi si diventa, ma rosticcieri si nasce.
- La qualità più indispensabile del cuoco è la puntualità: e tale deve essere anche per l’invitato.
- Aspettare troppo a lungo un invitato ritardatario è una mancanza di riguardo per tutti coloro che sono presenti.
- Colui che riceve degli amici e non si cura affatto del pasto che è preparato per loro non è degno di avere degli amici.
- La padrona di casa deve sempre assicurarsi che il caffè sia eccellente; e il padrone che i liquori siano di prima qualità.
- Invitare una persona è occuparsi della sua felicità durante tutto il tempo che essa passa sotto il nostro tetto.
Brillat-Savarin (1775-1826) fu magistrato, uomo politico, scrittore, cuoco e gourmet, antesignano di tematiche diventate patrimonio della cultura gastronomica occidentale. L’edizione originale francese della Fisiologia del gusto fu pubblicata nel 1825, con due scopi fondamentali: «il primo è stato di porre le basi teoriche della gastronomia, affinché possa essere collocata, fra le scienze, nel posto che le spetta; il secondo di definire con precisione ciò che si deve intendere per buongusto e di separare per sempre questa qualità sociale dall’ingordigia e dall’intemperanza, con le quali spesso è stato così ingiustamente confuso».
Un saggio che punta il riflettore su tutto ciò che ha a che fare con il cibo, inteso non soltanto come un mezzo per apportare nutrimento all’uomo, ma anche come stimolatore di sensi e quindi del piacere, come collante dei rapporti tra le persone ed elemento imprescindibile di convivialità.
Il saggio si suddivide in due parti: la prima è composta da trenta riflessioni, o meditazioni, che con occhio attento, ampio e ricercato, affrontano diverse tematiche come il gusto, i buongusto, il riposo, i sogni, l’influenza della dieta sul riposo, l’obesità, la magrezza, il digiuno. La seconda parte invece è una raccolta di aneddoti inediti, di frasi e di ricette, brillanti e cariche di umorismo, che ci consentono di ben capire l’intelligenza, l’arguzia, l’illuminazione e la modernità di Brillat-Savarin.
Per approfondimenti:
J.A. Brillat-Savarin — Fisiologia del gusto — Slow Food, 2014