Pubblichiamo oggi il contributo della dottoressa Biancamaria Saetta, Biologa Nutrzionista, sul counseling nutrizionale
Nelle società occidentali, i problemi di eccesso di peso e obesità sono in rapida crescita. Al contempo, aumentano anche i disturbi dell’alimentazione, come l’anoressia, che possono invece portare a stati pericolosi di sottopeso. Inoltre è sempre più in crescita la tendenza a intraprendere scelte alimentari inusuali, finalizzate a migliorare lo stato di salute (vegetarismo, veganismo…), ma non sempre basate su informazioni corrette e consapevoli.
A complicare ulteriormente la questione, si aggiunge il fatto che in Occidente esiste un vero e proprio food business che si adopera per produrre cibi sempre più sofisticati e appetibili, fortemente sponsorizzati dai mass media, con lo scopo di fidelizzare i consumatori e spingerli a mangiare in eccesso. Dall’altro lato c’è invece la diet industry che promette di riportare in forma rapidamente, facendo leva sul bisogno sociale di magrezza e di bellezza, anch’esso fortemente promosso dai mass media.
Inoltre, la grande quantità di informazioni reperibili un po’ ovunque può dare l’illusione della libertà di scelta. Qualche volta, però, troppe notizie confondono; spinte e pressioni in direzioni contrapposte generano caos e disorientamento. In queste condizioni, può accadere che un singolo pezzo del puzzle sia scambiato per l’intero quadro, con conseguenze anche gravi.
Nell’ambito dei problemi alimentari e di peso, solo raramente le difficoltà sono legate esclusivamente alla dieta; spesso la situazione è complicata da difficoltà personali, sociali e talvolta esistenziali dell’individuo. Inoltre, non raramente, il disagio è mantenuto e cronicizzato proprio dalle strategie intraprese per risolverlo.
Come si colloca il counseling nutrizionale in questo ambito? Il counseling è un processo relazionale tra counselor e cliente, ha l’obiettivo di fornire alle persone opportunità e sostegno per sviluppare le proprie risorse e promuovere il benessere. Il counselor aiuta il paziente a cercare soluzioni a specifici problemi, di natura non psicopatologica, a prendere decisioni, a gestire crisi, a far emergere risorse, a promuovere e sviluppare la consapevolezza personale e quindi a cambiare.
Il lavoro di counseling non ha mai come oggetto la psiche del cliente, ruolo che spetta ad altre figure professionali come psicologi e psichiatri, ma è basato essenzialmente sul colloquio finalizzato a promuovere un cambiamento. Il counselor non emette giudizi, non interpreta e non assume atteggiamenti di biasimo o consolatori. L’adozione di strategie impostate sul colloquio comporta un atteggiamento basato sull’empatia, cioè sull’immedesimazione con il cliente e l’adozione della sua prospettiva e del suo sentito. Attraverso l’empatia, il cliente vede nel counselor “l’altro sé” — quello più lucido e centrato — e, rispecchiandosi in esso, riesce a fare emergere le sue peculiari capacità e risorse.
Questa è la base su cui costruire, di volta in volta, interventi personalizzati che tengano conto dell’unicità del cliente e delle sue difficoltà, che siano rispettosi della sua natura e della sua capacità di autodeterminazione. Come dice Rogers, attraverso una relazione autentica e genuina, in cui due persone si confrontano e si accettano incondizionatamente, il counselor è in grado di accogliere empaticamente le difficoltà dell’altro e, se possibile, indirizzarle nel senso di un cambiamento.
Il ruolo del counseling nell’ambito delle problematiche nutrizionali è innanzitutto basato su un’informazione scientificamente corretta, scevra da condizionamenti di tipo economico. Con queste premesse, il counseling nutrizionale può diventare uno strumento di guida e di sostegno.
Gli obiettivi principali possono così essere schematizzati.
- Acquisizione di abilità e conoscenze che migliorano il livello di consapevolezza delle scelte e dei comportamenti alimentari
- Scelta informata e consapevole del proprio stile alimentare
- Adesione a un’alimentazione e uno stile di vita più sani
- Raggiungimento e mantenimento del proprio peso salutare
- Prevenzione e supporto nelle patologie
- Eventuale invio ad altre professionalità in caso di necessità (medico, psicologo…)
Tornando alla metafora del puzzle, possiamo dire che il nutrizionista, in questo caso, mettendo in bella mostra tutti i pezzi del puzzle e cercando di orientarli correttamente, aiuta la persona a comporre il miglior quadro possibile.
Un aspetto importante del counseling nutrizionale riguarda l’influenza delle emozioni sui comportamenti alimentari. Mangiare sconsideratamente e senza controllo, masticare rabbiosi, utilizzare il cibo come valvola di sfogo o fonte di gratificazione, può servire ad allentare alcuni stati emotivi. Ruolo del counseling in questi casi è aiutare il cliente a conoscere, esplorare e comprendere le proprie emozioni.
Attraverso un percorso di counseling nutrizionale può succedere che le persone raggiungano gradualmente il loro peso salutare, rivedendo obiettivi di peso irrealizzabili e modificando stabilmente alcune abitudini alimentari scorrette.
Fonti:
- R. Sabbadini — Manuale di Counseling — FrancoAngeli, 2009
- P. Clarkson — Gestalt counseling — Sovera Edizioni, 1992
- V. Zappia — Il cibo e la mente — Guida, 2011
- R. Dalle Grave — Come vincere i disturbi dell’alimentazione — Positive Press, 2012
Molto, molto interessante.
Sempre più spesso mi trovo, nella mia pratica quotidiana, a svolgere un lavoro di supporto e di training, indispensabile al raggiungimento del risultato.
Trovo che sia fondamentale CONDIVIDERE con il nostro cliente/paziente i risultati raggiunti e la gratificazione che ne diriva, riconoscendo all’altro i propri meriti.