Gli articoli del Premio Ancel Keys non sono soggetti a editing da parte della redazione
Dopo essere stata inclusa nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’UNESCO (2010), la Dieta Mediterranea è definitivamente consacrata quale esempio di alimentazione sana e sostenibile. Si tratta della felice conclusione di un percorso iniziato circa cinquant’anni fa, dalle prime osservazioni del professor Ancel Keys, e che ha visto lo sviluppo di numerosi studi sul suo impatto sulla salute e sul valore sociale.
Una meta-analisi pubblicata da Sofi e collaboratori (2008) dimostra definitivamente che l’aderenza alla Dieta Mediterranea comporta una riduzione non solo della mortalità totale e cardiovascolare, ma anche dell’incidenza delle principali patologie cronico-degenerative, quali malattie neoplastiche, morbo di Alzheimer e sindrome di Parkinson.
L’UNESCO definisce la Dieta Mediterranea come
un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca, e verdure, una moderata quantità di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità.
(www.unesco.it)
Nel tempo sono state elaborate la cosiddetta Piramide della Dieta Mediterranea (Bach-Faig et al., 2011), e le varie Piramidi italiane regionali, nate con lo scopo di adattare i principi nutrizionali alle diverse comunità che caratterizzano il Bel Paese.
Tuttavia, negli ultimi decenni si sta verificando una pericolosa tendenza al cambiamento: anche nei Paesi mediterranei è diminuito il consumo di cereali integrali, ortaggi, verdura e frutta, ed è aumentato il consumo di cereali raffinati e di alimenti ricchi di zuccheri semplici e grassi saturi: questo modello di fatto si scosta nettamente dalla Dieta Mediterranea “originale”.
Il cambiamento delle abitudini alimentari si riflette sullo stato di salute della popolazione. Infatti, la prevalenza di obesità e sovrappeso è in crescita in molti Paesi europei, compresa l’Italia: secondo il primo Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes) nel nostro Paese la percentuale di persone con eccesso di peso negli ultimi dieci anni è passata dal 42,4% del 2001 al 44,5% del 2011 tra le persone con diciotto anni e più (Cnel, Istat).
Nasce quindi l’esigenza di conciliare la migliore tradizione mediterranea con le necessità dei consumatori, al fine di rendere sempre più fruibile e accessibile tale patrimonio a tutta la popolazione. In una simile ottica si possono inquadrare gli sforzi verso lo sviluppo di nuovi prodotti funzionali, che offrirebbero l’opportunità di accostarsi o di aderire meglio alla Dieta Mediterranea.
Un alimento si definisce funzionale quando
è scientificamente dimostrata la sua capacità di influire positivamente su una o più funzioni fisiologiche, contribuendo a preservare o migliorare lo stato di salute e di benessere e/o a ridurre il rischio di insorgenza delle malattie correlate al regime alimentare.
(Cannella et al., 2007)
La Dieta Mediterranea attualmente può vantare la presenza di numerosi alimenti che sono naturalmente funzionali. Infatti è possibile individuare diverse tipologie di prodotti funzionali: gli «alimenti funzionali naturalmente ricchi o funzionali arricchiti», e gli «alimenti funzionali supplementati» quando dei composti vengono aggiunti a un alimento in cui non sono presenti in origine (Cannella et al., 2007).
Un campo di grande interesse è rappresentato dai prodotti derivati dai cereali e dai prodotti da forno, che rappresentano una buona fetta di alimenti caratterizzanti la Dieta Mediterranea, ma che potrebbero subire un cambiamento verso caratteristiche funzionali del tutto particolari.
Si assiste infatti sempre più alla produzione di prodotti ad alto contenuto di fibre, attraverso la riscoperta di farine cosiddette integrali o di cereali considerati “minori”. Sicuramente tali prodotti potrebbero essere sviluppati non solo sotto il profilo nutrizionale e tecnologico, ma soprattutto dal punto di vista della qualità e della sostenibilità etica e ambientale.
Altro approccio ai prodotti a base di cereali è quello della tecnologia a favore di un minore impatto glicemico, che offre grandi potenzialità visto il crescente bacino d’utenza di tali prodotti (obesità, diabete, sindrome metabolica e in generale patologie correlate all’insulino-resistenza).
Questi semplici ed esaustivi esempi sono relativi alla filiera cerealicola, ma altre filiere sono altresì interessate alla produzione di prodotti con caratteristiche funzionali.
Esistono dunque enormi possibilità di ricerca e sviluppo per l’industria alimentare italiana, che potrebbe sfruttare il proprio know how per l’implementazione di prodotti naturali o arricchiti che possano conciliare le esigenze dei consumatori con la migliore tradizione mediterranea… come dire: la proiezione verso il futuro attraverso gli insegnamenti del passato.
Fonti:
- Bach-Faig A, et al. — Mediterranean diet pyramid today. Science and cultural updates — Public Health Nutr. 2011 Dec;14(12A):2274-84. doi: 10.1017/S1368980011002515
- C. Cannella, A.M. Giusti, A. Pinto — Dal cibo per tutti agli alimenti personalizzati — Il Pensiero Scientifico, 2007
- Istat — Rapporto Bes 2013: il benessere equo e sostenibile in Italia
- Sofi F, et al. — Adherence to Mediterranean diet and health status: meta-analysis — BMJ. 2008 Sep 11;337:a1344. doi: 10.1136/bmj.a1344
- UNESCO — La Dieta Mediterranea è patrimonio immateriale dell’Umanità