Chi si accosta per la prima volta al mondo “bio”, sia come consumatore sia come nutrizionista, si trova disorientato da una serie di nuovi prodotti che vantano l’impiego innovativo di vecchi cereali o l’introduzione per il consumo italiano di cereali relativamente nuovi. Mi riferisco nel primo caso ad alimenti come farro, grano saraceno o a grani autoctoni recuperati, nel secondo caso a alimenti più “esotici” come quinoa e kamut.
Nella maggior parte dei casi, però diventa impossibile capire come e dove vengono coltivati e come e dove vengono lavorati. Se questa informazione vi può sembrare insignificante, pensate al problema che si è posto qualche anno fa per via della contaminazione da aflatossine del grano proveniente da oltre oceano. Il problema diventa ancora più complesso se si cercano prodotti meno diffusi come il grano saraceno, uno dei pochi cereali tollerati dai soggetti celiaci, molto spesso importato dall’Ungheria. Non voglio dire che l’origine italiana sia necessariamente sinonimo di qualità, ma avere coltivazione, mulino e pastificio vicino a casa ci offre l’opportunità di avere informazioni più precise e sentirci più sicuri.
Questo piccolo manuale contiene, oltre alla descrizione delle principali materie prime utilizzate per la pasta dall’ormai diffusissimo kamut al meno famoso “Graziella Ra”, anche un nutrito elenco di produttori, mulini, pastifici che lavorano queste materie prime secondo criteri di qualità. E soprattutto aiuta il lettore a comprendere come e perché cercare un prodotto di qualità, anche se a un prezzo leggermente superiore, rispetto al prodotto di massa. In pratica è uno strumento utile per imparare quello su cui insistiamo noi nutrizionisti: la salute non si ottiene semplicemente controllando la quantità degli alimenti, ma puntando a una cucina ricca di nutrienti.
Per approfondimenti:
C. Spadaro — Adesso pasta! — Altreconomia, 2011