In una analisi di dati sul consumo alimentare effettuata in Giappone è stato possibile individuare una regione dove la mortalità generale della popolazione e quella dovuta alle malattie cardiovascolari sono inferiori. Valutazioni più approfondite hanno confermato che l’alimento che contraddistingue la dieta di queste aree è proprio il tè verde: il consumo è più ampio e frequente rispetto ad altre parti del paese.
Il tè verde è quindi l’elisir di lunga vita?
Prima di creare false speranze occorre specificare che stiamo parlando di persone nate e cresciute in un paese con abitudini alimentari, un patrimonio genetico e uno stile di vita profondamente diversi dai nostri. Questi e altri dati sono stati però punti di partenza per numerosi studi sulle proprietà nutrizionali di questo alimento.
La principale caratteristica del tè, e del tè verde in particolare, è l’attività antiossidante: cioè la capacità di proteggere il DNA dai danni che può subire per effetto dell’ossidazione indotta da ingiurie chimiche — come le sostanze tossiche introdotte dall’ambiente o i prodotti di degradazione — e fisiche — come i raggi ultravioletti. Questa capacità viene considerata indispensabile per la prevenzione e la cura di numerose malattie tra cui i tumori, le malattie infiammatorie e cardiovascolari. Inoltre il tè verde può attivare enzimi detossificanti presenti nel fegato — come la glutatione-s-trasferasi — proteggendo l’organismo dalle sostanze tossiche introdotte, più o meno volontariamente, con l’alimentazione.
Per questo motivo è un alimento prezioso nella prevenzione, ma anche per il benessere generale, proteggendo il corpo dall’invecchiamento. Ma quando passiamo a valutare l’effetto su specifiche condizioni o patologie, i dati diventano più controversi.
Gli studi in vitro hanno mostrato la capacità delle catechine (i polifenoli del tè verde) di inibire la proliferazione di alcune linee tumorali e di indurre l’apoptosi (cioè la morte cellulare) in altri tipi tumorali, accendendo molte speranze sul suo effetto antitumorale. Purtroppo gli studi clinici — come la valutazione dell’effetto dopo assunzione da parte di soggetti che avevano forme pretumorali — e gli studi epidemiologici — oltre 50 studi che confrontavano, a posteriori, la comparsa di tumori in soggetti che assumevano o non assumevano tè verde — non hanno dato risposte chiare. Probabilmente perché in ogni lavoro si usava un tipo di tè specifico, preparato con modalità diverse (la durata dell’infusione oppure la quantità di foglie) e consumato in quantità variabili (da una tazza a un litro al giorno) e in alcuni casi prodotti in capsule.
La conclusione del prestigioso National Cancer Insitute americano è che le differenze tra chi assume o no tè verde non sono statisticamente significative, perciò potrebbero dipendere dalla combinazione di più fattori, tra cui la presenza di altri alimenti nella dieta che hanno effetto sinergico (cioè si aiutano tra loro). L’European Food Information Council (EUFIC), invece, è più ottimista e vede un segno positivo in una sperimentazione che ha dimostrato la riduzione del rischio di comparsa di tumore al colon, basata sulle abitudini alimentari di 70 000 donne cinesi per sei anni. Insomma, si può vedere il bicchiere, o meglio la tazza, mezza vuota o mezza piena.
Meno controversi sono i dati che riguardano l’obesità e il diabete: l’assunzione di estratti di tè verde (corrispondenti a cinque tazze di tè) si è mostrata efficace nell’aumentare la degradazione del grasso corporeo durante l’esercizio fisico moderato e la sensibilità insulinica, migliorando il controllo della glicemia rispetto ai soggetti che avevano assunto placebo. Numerosi meccanismi sono stati messi in campo per spiegare questo effetto, tra cui la capacità di inibire la differenziazione e la moltiplicazione delle cellule adipose, l’inibizione dell’assorbimento intestinale dei grassi e il blocco di un enzima che inibisce la degradazione degli acidi grassi. Naturalmente cinque tazze al giorno non sono un consumo “normale” e quindi non stiamo parlando più di un infuso da bere, ma di un integratore alimentare vero e proprio.
Un ulteriore effetto, nella prevenzione delle malattie correlate all’obesità, è dimostrato nella capacità, da parte del tè verde (questa volta siamo nell’ordine di due o tre tazze al giorno) di aumentare la capacità dilatativa del tessuto endoteliale, indice della capacità di risposta del sistema circolatorio ad attacchi di ischemie e trombi. Altre sperimentazioni hanno mostrato una lieve, ma significativa, diminuzione del colesterolo totale e del colesterolo LDL dopo circa sei mesi di consumo di tè verde. Queste due informazioni sono importanti per chi vuole prevenire le complicazioni cardiocircolatorie dovute al sovrappeso, all’ipertensione o allo stile di vita.
Sicuramente interessante è anche l’attività sulle malattie infiammatorie e autoimmuni, tra cui sono comprese condizioni molto diverse come artrite reumatoide, sindrome dell’intestino irritabile e diabete di tipo 1. Nei modelli sperimentali, la somministrazione di polifenoli del tè verde diminuisce l’entità dei sintomi e diminuiscono i markers specifici delle diverse patologie: l’azione sembra diretta alle molecole mediatrici dell’infiammazione. Non esistono però dati nell’uomo e, se dovessimo riprodurre le condizioni usate negli animali, si tratterebbe di somministrare oltre due litri di infuso al giorno: quindi sarebbe indispensabile utilizzare le catechine estratte dal tè, quindi un prodotto più simile a un farmaco che a un alimento.
Infine, il tè verde, grazie alle sue proprietà antiossidanti, potrebbe favorire la formazione dell’osso e riducendo la sua degenerazione, come evidenziato da studi in vitro o sull’animale.
Insomma ci troviamo davanti a un alimento con mille proprietà, ma probabilmente anche una fonte di sostanze di interesse farmacologico, che potrebbero essere sviluppate nei prossimi anni.
Sarà banale, ma dopo essermi rivista tutta questa letteratura sono arrivata a queste conclusioni: una tazza di tè verde è un piacere, se le tazze diventano due o tre al giorno e per un tempo superiore ai sei mesi possono avere anche qualche effetto preventivo interessante. Per un intervento di ripristino di condizioni di benessere, oltre alla correzione dello stile di vita, le tazze dovrebbero essere molte, allora bisognerebbe pensare a un integratore vero e proprio. Ma in questo caso, bisogna valutare anche i dati negativi, che vedremo in una terza e ultima puntata.
La bibliografia è immensa, tra i lavori più significativi e che sono riuscita a leggere:
- Kuriyama S, et al. — Green tea consumption and mortality due to cardiovascular disease, cancer, and all causes in Japan: the Ohsaki study — JAMA. 2006 Sep 13;296(10):1255-65
- Venables MC, et al. — Green tea extract ingestion, fat oxidation, and glucose tolerance in healthy humans — Am J Clin Nutr. 2008 Mar;87(3):778-84
- Sae-tan S, et al. — Weight control and prevention of metabolic syndrome by green tea — Pharmacol Res. 2011 Aug;64(2):146-54
- Wu D, Wang J. — The ability of green tea to alleviate autoimmune diseases: fact or fiction? — Expert Rev Clin Immunol. 2011 Nov;7(6):711-3
- Meydani M, Hasan ST. — Dietary polyphenols and obesity — Nutrients. 2010 Jul;2(7):737-51. doi: 10.3390/nu2070737
- Habauzit V, Morand C — Evidence for a protective effect of polyphenols-containing foods on cardiovascular health: an update for clinicians — Ther Adv Chronic Dis. 2012;3(2):87-106
- Reilly R.A., et al. — Supplement Use in the Prevention and Treatment of Cardiovascular Disease in the Aging Population — Am J Lifestyle Med. 2012;6(5):376-381
- National Cancer Insitute Fact sheets — Tea and Cancer Prevention: Strengths and Limits of the Evidence
- EUFIC — Green tea may halve risk of colon cancer
- Shen CL, et al. — Green tea and bone metabolism — Nutr Res. 2009 Jul;29(7):437-56
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