Per il terremoto del centro Italia. Basta poco, se siamo in tanti
L’Enpab (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza a favore dei Biologi) è vicino a tutti i colleghi e a tutti i cittadini colpiti dal terremoto che ha disastrato le regioni del Centro Italia, manifestando il proprio sostegno con le iniziative e gli interventi concreti rivolti alle situazioni particolarmente critiche e di seria difficoltà conseguenti a disastri ambientali e catastrofi naturali.
L’Enpab, oltre a stanziare un contributo economico per agevolare gli iscritti che hanno subito danni allo studio professionale dove esercitano l’attività, si propone come informale collettore per agevolare una raccolta fondi che liberamente gli iscritti potranno versare per sostenere una o più iniziative solidali per la popolazione.
Spontaneamente molti colleghi si sono già organizzati con iniziative personali a sostegno dei terremotati: raccolta di generi di prima necessità, diffusione delle indicazioni utili per contattare i centri di raccolta, collaborazione con gli enti che sovrintendono al sostegno ai terremotati (Croce Rossa Italiana, Protezione Civile, eccetera).
Dice Tiziana Stallone, Presidente dell’Enpab: «C’è un’orgogliosa aria di solidarietà in Enpab, ci fa onore come persone, oltre che come categoria di professionisti. Ampio spazio, quindi, a chi vorrà contribuire — a suo modo — per sostenere le vittime del terremoto».
«Aiutiamo, anche con poco, ma aiutiamo». È la frase che circola spontaneamente sui nostri social. La dirigenza Enpab ha lanciato tra l’altro un preciso messaggio di solidarietà: «Stasera non andate a cena fuori, rinunciate a una pizza o a bere una birra, risparmiate questo denaro e versatelo sul conto corrente dedicato — Enpab al fianco della popolazione del Centro Italia — per dare un sostegno ai nostri sfortunati amici colpiti dal sisma».
Per partecipare alla raccolta fondi è possibile eseguire un bonifico bancario con questi estremi.
- Monte dei Paschi di Siena
- Conto corrente intestato a “Enpab al fianco della popolazione del Centro Italia”
- IBAN IT 04 P 01030 03206 000002364444
- Causale: Terremoto Centro Italia
Grazie di cuore.
Per approfondimenti:
Sito Enpab
Post-it — Fatness. Perché mangiamo troppo
Si dice che se guardi come un uomo mangia vedrai com’è che prende la vita. E probabilmente non è un caso, visto che il cibo è ciò che la rende materialmente possibile. Questo spiega perché, meglio di ogni altra cosa, si presta a essere assunto come simbolo e come metafora dell’esistenza. […] Oggi più che mai, infatti, possiamo affermare che le persone che vivono nei Paesi industrializzati mangiano i simboli del cibo più che la sua sostanza, dato che nel loro rapporto con il cibo tendono a privilegiarne la dimensione simbolica rispetto a quella concreta.
Fabio Piccini, medico e psicoanalista, didatta IAAP (International Association for Analitical Psychology of CG Jung), dottorato in Alimenti Nutrizione e Salute presso l’Università Politecnica delle Marche e fondatore del Progetto Microbioma Italiano, ha dedicato la maggior parte della sua carriera allo studio e al trattamento dei disturbi dell’alimentazione, pubblicando numerosi articoli scientifici e saggi su questi argomenti. In questo ebook, l’autore fa delle riflessioni sugli aspetti del comportamento alimentare partendo dalle origini del gusto e dalle tradizioni familiari per arrivare alle trappole del neuromarketing. Piccini analizza le possibili cause degli eccessi alimentari descrivendo diversi tipi di fame (metabolica, biochimica, batterica, farmacologica e nervosa) che insieme concorrono ad alterare i segnali che regolano le nostre scelte alimentari. Suggerisce inoltre un approccio diverso per la lotta al sovrappeso e all’obesità basato sulla riscoperta del senso di fame e sazietà e sulla scelta consapevole degli alimenti secondo criteri di naturalità, stagionalità e freschezza.
Per approfondimenti:
F. Piccini — Fatness — Fabio Piccini, 2016
Ildegarda di Bingen: una donna di scienza e di fede
Santa Ildegarda è stata una monaca vissuta a Bingen (Germania) nel XII Secolo (1100-1179). Figura complessa: mistica, profeta, veggente, ma anche studiosa, manager (prima badessa e poi fondatrice di un nuovo monastero), consigliera di vescovi, principi, imperatori e papi, ci ha lasciato scritti di spiritualità e testi poetici e musicali.
Si è occupata anche di scienza. Physica – Scubtilitatum diversarum naturarum creaturarum libri novem (nove libri sulle sottili differenze tra le creature della natura) e Causae et curae rivelano la sua competenza su temi come botanica, zoologia e medicina, ma soprattutto un’analisi del rapporto tra uomo e natura che poteva essere acquisita solo con studi approfonditi, anche su testi provenienti dalla cultura araba e da quella greco-orientale.
Causae et curae, in particolare, tratta delle malattie e delle cure possibili in base alle conoscenze scientifiche del tempo. Queste comprendevano l’uso di prodotti di origine animale, vegetale e minerale (pietre e cristalli). Lo scritto rivela nozioni di botanica, zoologia, anatomia, farmacologia, elaborate in una teoria unitaria.
L’impegno nello studiare le cause delle malattie differenzia profondamente Ildegarda da tutte le altre donne del Medioevo che, per vari motivi, si sono dedicate alla cura dei malati. A questo impegno si unisce una vastissima cultura sui prodotti, alcuni dei quali non comuni nella cultura occidentale dell’epoca (dalla pelle di leone allo zucchero) sul cui uso Ildegarda cerca spiegazioni razionali.
Un altro suo carattere, sicuramente influenzato dalla vita entro la comunità monastica e dalle sue speciali relazioni, è la particolare attenzione alle problematiche della donna; ciò la portò ad affrontare temi come il concepimento, la fertilità, il parto, i dolori mestruali e la senilità femminile.
Convinta che un’alimentazione corretta sia indispensabile per la salute dell’uomo, Ildegarda ha affrontato molteplici aspetti di questo argomento: le tecniche di coltivazione e il loro influsso sulla qualità degli alimenti, il momento opportuno per la raccolta dei frutti, la provenienza ottimale per i prodotti che dovevano essere importati e le qualità nutrizionali dei cibi.
Ovviamente quella di Ildegarda non poteva essere una Dieta Mediterranea. Bingen è a circa 70 km da Francoforte, al di là delle Alpi, ben lontana dal mare, anche se vicinissima al Reno, importante via di trasporto per merci e persone fin da prima dell’epoca romana. Inoltre, molti alimenti della Dieta Mediterranea, come il pomodoro, il peperoncino, le patate, i fagioli, verranno introdotti solo con la scoperta dell’America. Va anche considerato che quasi mille anni di ricerca agronomica e le esigenze moderne di conservazione e trasporto hanno modificato le caratteristiche organolettiche e nutrizionali di molti degli alimenti proposti da Ildegarda. Infine, lo stile di vita dell’epoca era profondamente diverso dall’attuale, con una maggiore esigenza di alimenti calorici e una ricerca di alimenti più nutrienti che sazianti, al contrario dei nostri giorni.
Per questo motivo, qualora si vogliano seguire le linee dietetiche di Ildegarda, esse devono essere elaborate e adattate alle condizioni fisiologiche e patologiche attuali. Sicuramente però possiamo accogliere in toto alcuni principi:
- preferire cereali in seme come il farro e l’orzo, rispetto a quelli lavorati, come le farine;
- se non ci sono disturbi digestivi che lo sconsigliano, utilizzare il pane di segale;
- ridurre la carne e i grassi animali;
- considerare l’importanze della condizione psicologica e spirituale;
- valutare diversamente gli alimenti “selvatici” da quelli coltivati o allevati;
- scegliere alimenti di stagione o comunque raccolti nella stagione opportuna.
Altri consigli, invece, sono probabilmente più legati alle condizioni del suo tempo; questi possono però essere comunque adatti per alcune condizioni fisiopatologiche. Per esempio:
- assumere birra di orzo e di farro per far crescere la muscolatura;
- evitare fragole, pesche, prugne e porri perché il loro uso costante può provocare malattie croniche;
- evitare i vegetali crudi;
- introdurre il digiuno terapeutico.
Concludendo, non male per una dotta monaca di quasi mille anni fa! Contano in lei soprattutto l’approccio umano e la sensibilità acuta verso la vita comune, una sorta di sensibilità sociale ante litteram, criteri di fondo utili da sempre e da lei consapevolmente adottati.
Per approfondimenti:
- Enciclopedia Italiana Treccani Online — Ildegarda di Bingen, santa
- M. Montesano — Malattie e rimedi negli scritti di Ildegarda di Bingen in A. Paravicini Bagliani Terapie e guarigioni — SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2010
- Minkowski WL — Women healers of the middle ages: selected aspects of their history — Am J Public Health. 1992 Feb;82(2):288-95
- Cook H.J, Walker T.D — Circulation of Medicine in the Early Modern Atlantic World — Soc Hist Med 2013;26(3):337-351
- Moulinier L — Aspects de la maternité chez Hildegarde de Bingen. Aspects singuliers de la maternité selon Hildegarde de Bingen (1098-1179) — Nature, Sciences and Medieval Societies, SISMEL. 2009:215-234
- Moulinier L — Abbesse et agronome: Hildegarde et le savoir botanique de son temps — The Warburg Institute. 1995:135-156
- W. Strehlow — La medicina di santa Ildegarda — Edizioni Mediterranee, 2002
Il sulforafano e le sue proprietà
Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Mariagrazia Apice, Biologa Nutrizionista, sulle proprietà del sulforafano
I numerosi studi sperimentali che abbiamo oggi a disposizione dimostrano ampiamente che la nutrizione gioca un ruolo importante nella comparsa di molti tumori: gli alimenti, oltre a contenere numerose sostanze ad azione cancerogena, ne possiedono altrettante in grado di svolgere un ruolo protettivo contro l’insorgenza del cancro. Il sulforafano si è dimostrato essere una delle più valide sostanze ad azione chemiopreventiva.
Il sulforafano è un isotiocianato (molecola con un atomo di zolfo nella sua struttura) costituente la forma attiva della glucorafanina, un glucosinolato presente in elevate concentrazioni in alcune piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Cruciferae o Brassicaceae comprendenti broccoli, cavoli, cavolfiori e cavoletti di Bruxelles.
Quando le foglie della pianta vengono masticate, la parete cellulare si rompe e l’enzima mirosinasi (ß-tioglucosidasi presente nella pianta ma anche prodotto dalla flora batterica intestinale dell’uomo) viene liberato, catalizzando la reazione d’idrolisi della glucorafanina in sulforafano.
In seguito al processo digestivo, il sulforafano è assorbito nel sangue, si accumula velocemente nei tessuti raggiungendo picchi plasmatici molto elevati (fino a 2,27 µmol/L) fino a un’ora dopo la digestione. In seguito è eliminato attraverso le vie urinarie.
È bene tenere presente che nei soggetti la cui flora intestinale è danneggiata — a causa di abuso di farmaci, presenza di patologie croniche del tratto gastrointestinale o per il protrarsi di una dieta scorretta — la produzione della mirosinasi potrebbe non essere sufficiente e quindi il sulforafano potrebbe non esercitare gli stessi effetti sistemici che ha nei soggetti sani.
La scoperta del sulforafano è avvenuta nel 1992 ad opera di Zhang Y. et al, i quali dimostrarono che gli isotiocianati (in particolar modo il sulforafano contenuto in elevata quantità soprattutto nei broccoli — Brassica oleracea italica) sono in grado, su modelli murini, di bloccare la carcinogenesi chimica indotta attraverso due meccanismi:
- l’inibizione degli enzimi di fase I (attivazione delle molecole pro-carcerogene);
- l’induzione delle reazioni di fase II e cioè di tutti quei meccanismi endogeni enzimatici mediante i quali le cellule si proteggono dai danni ossidativi, affinché i radicali liberi (Specie Reattive dell’Ossigeno, ROS) siano eliminati prima che causino danni cellulari che possano condurre alla comparsa di mutazioni e, conseguentemente, di tumori.
Inoltre il sulforafano media una serie di percorsi antitumorali, compresi l’attivazione della morte cellulare programmata (apoptosi), l’induzione dell’arresto del ciclo cellulare e l’inibizione del fattore di trascrizione NF-κB. Inoltre è in grado di inibire l’angiogenesi e la diffusione metastatica, attraverso la riduzione della formazione microcapillare.
Oltre a valutare le indiscusse proprietà antitumorali è stata studiata la potenziale attività del sulforafano in presenza di altre condizioni patologiche.
Uno studio del 2015 ha messo in relazione il sulforafano e le sue proprietà antiossidanti in presenza di infezione da Helicobacter pylori a livello della mucosa gastrica. È ormai accertato che l’infezione causata dal batterio gram negativo provoca, a livello dello stomaco, una reazione infiammatoria cellulare con conseguente rilascio da parte delle cellule infiammatorie di ROS, attivazione del processo di perossidazione lipidica ed inevitabile danno tissutale. Il sulforafano ha mostrato una forte attività battericida in vitro contro H. pylori.
Inoltre si è dimostrato essere altamente attivo in numerosi isolati clinici risultati resistenti ad alcuni antibiotici (claritromicina e metronidazolo).
I risultati ottenuti suggeriscono che l’assunzione quotidiana di germogli di broccoli potrebbe svolgere un ruolo citoprotettivo nei confronti della mucosa gastrica in presenza di infezione da H. pylori.
Un altro ambito dove sono state studiate le potenziali proprietà del sulforafano è il diabete, in particolar modo per quanto riguarda le complicanze vascolari provocate dalla malattia stessa.
Modelli murini con diabete di tipo I indotto mediante streptozocina a basso dosaggio (oltre al relativo gruppo di controllo) in seguito alla regolare assunzione di sulforafano per tre mesi hanno mostrato un miglioramento delle condizioni cardiovascolari, soprattutto a livello dell’arteria aorta.
Le molteplici proprietà di questa molecola permettono di considerarla una sostanza ad azione chemiopreventiva potenzialmente utile sia da sola sia in combinazione con la chemioterapia clinica nei confronti di molte forme tumorali. I numerosi studi sperimentali presenti e futuri contribuiranno a metterne in evidenza le ulteriori potenziali proprietà benefiche sulla salute dell’uomo.
Bibliografia:
- Zhang Y, et al. — A major inducer of anticarcinogenic protective enzymes from broccoli: isolation and elucidation of structure — Proc Natl Acad Sci U S A. 1992 Mar 15;89(6):2399-403
- Sestili P, Fimognari C — Cytotoxic and Antitumor Activity of Sulforaphane: The Role of Reactive Oxygen Species — Biomed Res Int. 2015;2015:402386. doi: 10.1155/2015/402386
- Chang YW, et al. — The Effects of Broccoli Sprout Extract Containing Sulforaphane on Lipid Peroxidation and Helicobacter pylori Infection in the Gastric Mucosa — Gut Liver. 2015 Jul;9(4):486-93. doi: 10.5009/gnl14040
- Miao X, et al. — Sulforaphane prevention of diabetes-induced aortic damage was associated with the up-regulation of Nrf2 and its down-stream antioxidants — Nutr Metab (Lond). 2012 Sep 15;9(1):84. doi: 10.1186/1743-7075-9-84
- Tortorella SM, et al. — Dietary Sulforaphane in Cancer Chemoprevention: The Role of Epigenetic Regulation and HDAC Inhibition — Antioxid Redox Signal. 2015 Jun 1;22(16):1382-424. doi: 10.1089/ars.2014.6097
Focus sulle anemie
Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Alessandra Miccono, Biologa Nutrizionista, sulle anemie
Il termine anemia deriva dal greco e significa “senza sangue”, ma cos’è l’anemia e come orientarsi tra le diverse forme di questa patologia? Si può agire dal punto di vista nutrizionale?
In generale si parla di anemia quando la massa degli eritrociti (globuli rossi) del sangue non riesce a soddisfare le esigenze di ossigeno dei tessuti in condizioni di riposo, ovvero quando si ha una riduzione dell’emoglobina totale dovuta per lo più a carenza di globuli rossi. Nell’emocromo si assiste quindi a una riduzione al di sotto dei valori normali della concentrazione di emoglobina, del numero di globuli rossi, dell’ematocrito o all’alterazione di altri parametri ematici come il volume corpuscolare medio (MCV).
L’anemia colpisce tutti i distretti corporei e si manifesta principalmente con affaticamento, debolezza muscolare, sclera gialla, compromissione della crescita nei bambini.
Cerchiamo adesso di distinguere le varie forme di anemia. Esistono molti modi per classificare la patologia.
Se si parla di morfologia, il parametro da tenere in considerazione è il volume corpuscolare medio degli eritrociti (MCV).
- Anemie microcitiche (MCV < 80 fL)
- Anemie macrocitiche o megaloblastiche (MCV > 100 fL)
- Anemie normocitiche (MCV 80-100 fL)
Altri tipi di classificazioni possono essere fatte su base patogenetica, anatomo-funzionale e biochimica.
- Anemie ipocromiche/ipoproliferative
- Emorragie
- Anemie emolitiche
Le cause dell’anemia sono molte (genetiche, secondarie a patologie, eccetera); tuttavia ci sono carenze nutrizionali che possono dare origine alla patologia ed essere trattate con l’alimentazione: deficit di acido folico, di vitamina B12 o di ferro.
L’acido folico (o vitamina B9 o acido pteroil-glutammico) è una vitamina la cui carenza genera anemia macrocitica o megalobalstica, che spesso si verifica in gravidanza a causa dell’aumentata richiesta della vitamina da parte del feto. In questo caso le cellule non sono in grado di sintetizzare DNA e dividersi correttamente. Un’aumentata richiesta di folati si verifica anche in caso di anemia emolitica e patologie quali malaria e tumori, perché causano un aumento dell’emopoiesi. Inoltre la vitamina B9 viene spesso persa in seguito a dialisi per insufficienza renale. In alcune situazioni si può avere malassorbimento della vitamina, come nel caso della malattia celiaca. È bene ricordare che l’acido folico è termolabile (può essere perso durante la cottura) e labile alla conservazione (ovvero è meno presente nei cibi conservati). Ne sono ricchi alimenti quali verdure a foglia, legumi, uova.
La vitamina B12 (o cianocobalammina) è un micronutriente idrosolubile che in parte assumiamo con l’alimentazione e in parte viene prodotto dalla flora microbica intestinale. In natura viene sintetizzata da alcuni batteri. Gli alimenti vegetali (eccetto alcune alghe) non contengono cobalamina. Per essere assorbita necessita di una proteina chiamata fattore intrinseco (prodotta dalle cellule parietali dello stomaco), per cui esistono delle condizioni non modificabili con la sola dieta che potrebbero limitare l’assorbimento della B12: alcune patologie gastriche o addirittura la resezione dello stomaco in seguito a particolari malattie. Anche l’anemia perniciosa (origine autoimmune) è caratterizzata da globuli rossi di dimensioni grandi e di numero ridotto perché in questo caso le cellule del sistema immunitario riconoscono come non-self, ovvero estranee, le cellule dello stomaco e attaccandole impediscono la sintesi del fattore intrinseco necessario per assorbire la vitamina B12: in questo caso il disordine è di carattere gastroenterologico ma determina malassorbimento della vitamina. La carenza di vitamina B12 determina anemia megaloblastica (con emazie più grosse e quindi volume corpuscolare medio maggiore) e in alcuni casi è responsabile di neuropatie. Anch’essa è termolabile e si trova principalmente in alimenti di origine animale (carne, latte, pesce), alcune alghe e laddove c’è stata contaminazione batterica. È prodotta dalla flora microbica, ma è perduta con le feci, perché in questo caso la biosintesi avviene nel colon ma il suo assorbimento nel tenue. Diverso è il discorso per i ruminanti che sono capaci di assorbire la vitamina perché prodotta dalla flora batterica gastrica.
La carenza di ferro determina invece anemia microcitica. Il ferro è assunto con l’alimentazione ed è importante non solo per lo scambio di ossigeno tra i tessuti ma anche perché interviene in molti processi dell’organismo. Cerchiamo in breve di spiegare il ciclo dei globuli rossi, la loro importanza nel trasporto dell’ossigeno ai tessuti e in che modo il ferro risulta determinante. Il midollo osseo grazie alla stimolazione da parte dell’ormone eritropoietina (EPO) produce eritrociti (i quali hanno una vita media di circa 120 giorni, dopo di che vengono eliminati grazie al fegato e alla milza in un processo definito emocateresi). Gli eritrociti sono cellule, dalla forma simile a quella di un disco biconcavo, che al loro interno contengono una particolare proteina chiamata emoglobina. L’emoglobina, a sua volta, contiene 4 atomi di ferro che sono fondamentali per legare l’ossigeno e trasportarlo ai distretti corporei. Esistono due tipi di ferro (eme o non eme) a seconda che il minerale sia legato al gruppo eme delle proteine (come nel caso dell’emoglobina o della mioglobina) oppure no. Inoltre, il ferro si trova in due stati di ossidazione differenti a seconda delle necessità: forma trivalente (Fe3+ nella transferrina e nella ferritina) o bivalente (Fe2+ nell’emoglobina e mioglobina). Il Fe3+ prevale a pH basico-neutro ma crea complessi insolubili e non viene assorbito (non entra nella cellula); il Fe2+ prevale a pH acido ed è ben assorbito. Il ferro ferroso (Fe2+) non serve per sintetizzare l’emoglobina ma si trasforma in ferro ferrico (Fe3 ) che è importante per la sintesi dell’emoglobina.
Sono ricchi di ferro alimenti come carne, legumi, cacao amaro in polvere, cereali (crusca o germe di frumento). Il ferro eme è assorbito meglio dal nostro organismo rispetto al ferro non eme: se in forma emica (ferro della carne) viene assorbito direttamente; il ferro non eme, ovvero quello contenuto negli alimenti di origine vegetale, viene assorbito legato a un chelante come l’acido ascorbico (da qui la buona abitudine di usare il limone o frutta ricca di vitamina C per facilitarne l’assorbimento). È bene sottolineare che la carne cotta rende il minerale più disponibile perché con il trattamento termico viene aperta la tasca dell’eme in cui è presente il ferro, che è in questo modo accessibile all’organismo. Inoltre, alcune sostanze alimentari inibiscono l’assorbimento del minerale: è il caso del calcio, ma anche di fitati, ossalati, tannini presenti nei vegetali, nel tè e nel caffè. Per un maggior assorbimento del ferro è opportuno adottare anche tecniche di preparazione e cottura degli alimenti che attivino le fitasi endogene e che diminuiscano quindi i fitati presenti. La carenza di ferro può essere dovuta a uno scarso apporto alimentare, ma può avere anche origine da cause non nutrizionali: un’eccessiva perdita (infezioni, emolisi, emorragie anche semplicemente durante il periodo mestruale nelle donne) o insufficiente assorbimento (in caso di patologie: celiachia o ipocloridria) o ancora per aumentato utilizzo da parte dell’organismo (tipico caso della gravidanza).
Con questo breve articolo spero di aver fatto luce su un argomento così complesso e aver chiarito che, solo dove possibile, si agisce anche con l’alimentazione.
Per approfondimenti:
G. Arienti — Le basi molecolari della nutrizione — Piccin, 2010