Catone il Vecchio fu l’artefice dello scoppio della terza guerra punica. Durante una missione d’inchiesta a Cartagine nel 157 prima della nostra era, fu dolorosamente colpito dalla ritrovata prosperità di Cartagine. Da allora divenne l’artefice della sua distruzione: «Delenda est Carthago» (bisogna distruggere Cartagine). I senatori tuttavia non erano decisi a lanciarsi in una guerra costosa. Catone utilizzò un sotterfugio che è stato riferito dall’abate Lhomond, grammatico del XVIII secolo, nella sua opera in latino De viris illustribus urbis Romae a Romulo ad Augustum (Gli uomini illustri di Roma da Romolo ad Augusto):
Portò alla curia un fico precoce e, scuotendo la toga, lo fece vedere a tutti; siccome i senatori ne ammirarono la bellezza, Catone chiese loro quando pensavano che fosse stato raccolto. I senatori affermarono che sembrava freschissimo. «Eppure sappiate che è stato colto tre giorni fa a Cartagine; ecco quanto siamo vicini al nemico».
Cartagine infatti era solo a tre giorni di navigazione da Roma. Quest’arringa inquietò i senatori, che si decisero a dichiarare guerra.
Perché non raccontare la storia attraverso i piatti? In questa originale impresa è riuscito in maniera esemplare il medico gastroenterologo Jean Vitaux. Guerra o armistizio, legge o trattato, diplomazia o spionaggio: molte decisioni si prendono a tavola e spesso dipendono da ciò che si è mangiato.
Per approfondimenti:
Jean Vitaux — Prelibatezze della Storia — ARGO, 2012