Il recente scandalo della carne di cavallo nei prodotti surgelati ha avuto una risonanza particolare anche perché ha colpito una popolazione più restia di altre al consumo di carne equina. Un capitolo intero del libro di Marvin Harris, in cui si cerca di analizzare le abitudini alimentari dal punto di vista storico e antropologico, è dedicato al tema dell’ippofagia. Ho stralciato solo il periodo che riguarda l’Inghilterra, ma il libro andrebbe letto interamente per aiutarci a fare luce su molte delle ansie relative ai nostri consumi alimentari e che ricompaiono in campagne informative giustificate dalle motivazioni più strane.
Vorrei ora cercar di sintetizzare perché, in Europa, l’inclinazione al consumo della carne di cavallo abbia avuto notevoli e caratteristiche oscillazioni. Quando i cavalli costituivano una specie rara di cui si temeva l’estinzione, e affatto necessaria alla guerra, e quando, nello stesso tempo, gli altri tipi di carne erano abbondanti, Chiesa e Stato vietarono il consumo della carne equina. Divieto che, invece, fu meno rigoroso, con conseguente maggior consumo di carne equina, quando i cavalli si fecero numerosi e le altre fonti di carne presero a scarseggiare. In epoca contemporanea, i cavalli sono andati vieppiù riducendosi di numero, mentre le altre fonti di carne si sono fatte più abbondanti, e il consumo di carne equina è andato diminuendo.
Questa interdipendenza può essere analizzata nel caso dell’Inghilterra dove si presenta con caratteristiche particolarmente interessanti. In quanto primo e più urbanizzato centro della Rivoluzione industriale, l’Inghilterra non fu più in grado di garantirsi l’autosufficienza alimentare a partire dal secolo XVIII. Allora gli Inglesi risolsero il problema dell’approvvigionamento alimentare utilizzando la propria marina e il proprio esercito per creare il massimo impero coloniale della storia, potendo cosi imporre dei termini di scambio che consentirono, tra l’altro, di importare derrate a prezzi comparativamente inferiori rispetto a quelli dei manufatti esportati. La conseguenza davvero paradossale di questa perdita di autosufficienza sul piano alimentare fu che la gente del popolo, in Inghilterra, non si trovò mai a doversi privare della carne di manzo, di maiale o di montone, come invece avvenne presso le classi popolari del continente europeo.
Per chi vuole leggerlo, è un libro degli anni ottanta, ma credo che in Italia sia ancora disponibile nell’edizione del 2006.
M. Harris — Buono da mangiare — Einaudi, 2006