Dal 1981 ogni anno il 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione.
Ogni anno siamo invitati a riflettere sul problema “fame e malnutrizione” nel Mondo e a cercare tutti insieme una soluzione visto che nel Mondo c’è abbastanza cibo per tutti. Le calorie in eccesso assunte dagli Italiani sarebbero più che sufficienti a eliminare, per esempio, la fame in Etiopia.
La causa principale è la povertà endemica, seguono le guerre, i disastri naturali (terremoti, inondazioni, siccità) e infine le crisi economiche e finanziarie.
Il 15% della popolazione dei paesi in via di sviluppo soffre la fame, circa 870 milioni di persone, ma il problema è presente anche nei paesi sviluppati (16 milioni di persone).
I dati contenuti nel rapporto “The State of Food Insecurity in the World 2012” sono stati pubblicati dalla Fao, dall’Ifad (Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo) e dal Pam (programma alimentare mondiale) e raccontano quanto in un mondo con opportunità tecniche ed economiche sia inaccettabile che più di 100 milioni di bambini sotto i cinque anni siano sottopeso e quindi non in grado di realizzare il loro pieno potenziale umano: un bambino affamato produrrà dal 5 al 10% in meno di un suo coetaneo ben nutrito.
Numerosi sono gli appelli alla comunità internazionale a compiere sforzi per aiutare i più poveri a realizzare il loro diritto umano fondamentale, una alimentazione adeguata.
Molto si è fatto negli ultimi venti anni: la denutrizione è diminuita di quasi il 30% in Asia e nel Pacifico nonostante la crescita della popolazione.
In America Latina e nei Caraibi i malnutriti sono passati dal 14,6% all’8,3%.
Purtroppo l’Africa resta l’unica regione dell’area in via di sviluppo in cui la fame è in aumento: da 175 a 239 milioni con 20 milioni in più negli ultimi quattro anni.
È sorprendente scoprire che il numero di affamati è in aumento anche nelle regioni in via di sviluppo.
La relazione sottolinea che la crescita globale non è sufficiente per ridurre la fame.
Nei paesi poveri la crescita agricola è efficace quando la maggior parte dei poveri dipende dall’agricoltura e dalle attività connesse.
Inoltre, ridurre la fame è qualcosa di più di un semplice aumento di cibo. È necessario aumentare la qualità del cibo in termini di varietà, contenuto di nutrienti e sicurezza.
E non esiste solo la fame. Esiste anche la “fame nascosta” ossia carenza di micronutrienti necessari per la crescita e per un buono stato di salute.
Il Mondo è di fronte a un doppio carico di malnutrizione: la denutrizione cronica e la malnutrizione di micronutrienti. Tutto ciò mentre l’obesità, il sovrappeso e le relative malattie colpiscono più di 1,4 miliardi di persone in tutto il mondo.
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) sono otto.
I 192 stati membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungerli entro il 2015, sottoscrivendo, nel settembre del 2000, la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite. Degli otto Obiettivi del Millennio, il primo — relativo alla riduzione di fame e povertà — condiziona anche il successo degli altri Obiettivi.
- Eradicare la povertà estrema e la fame. Si tratta di ridurre della metà la proporzione nel numero degli affamati. Fame e denutrizione condizionano negativamente la salute e l’apprendimento e innalzano i tassi di povertà.
- Garantire l’educazione primaria universale. Fame e denutrizione riducono lo sviluppo cognitivo dei bambini e influiscono negativamente sulla frequenza e sui risultati scolastici.
- Promuovere la parità tra i sessi e l’autonomia delle donne. Le donne sono in prima linea nella battaglia per la sicurezza alimentare. Decisivo è il loro ruolo nell’agricoltura dei paesi in via di sviluppo.
Fare in modo che le donne possano accedere al cibo significa garantirne una equa distribuzione tra i membri della famiglia e della comunità. Nello stesso tempo, in periodi di crisi, donne e ragazze rischiano maggiormente di cadere nella morsa della fame.- Ridurre la mortalità infantile. Fame e denutrizione sono la causa principale della mortalità infantile sotto i cinque anni.
- Migliorare la salute materna. Fame e malnutrizione costituiscono i principali fattori di malattia e morte fra le madri. Le donne denutrite rischiano più delle altre di morire durante la gravidanza e il parto.
- Combattere l’HIV/AIDS e altre malattie. La denutrizione rende meno efficaci le terapie anti-retrovirali, aumenta il rischio di contrarre la tubercolosi e rende il corpo più esposto ai danni, talvolta mortali, causati dalla malaria.
- Garantire la sostenibilità ambientale. È difficile conciliare la fame con il rispetto dell’ambiente e con la sostenibilità ambientale. Infatti, chi ha fame può essere costretto a sfruttare ogni possibile risorsa ambientale anche se ciò dovesse implicare la distruzione dell’habitat in cui vive.
- Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Il WFP lavora a stretto contatto con oltre 2100 Organizzazioni non governative (ONG) ed è alla continua ricerca di nuovi soggetti del settore privato, pubblico e accademico interessati a prendere parte alla battaglia contro la fame e la povertà.
Per approfondimenti:
- FAO: Food and Agriculture Organization of the United Nations, for a world without hunger
- Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca — Giornata Mondiale dell’Alimentazione
- Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca — Il cibo dove non c’è
- Cooperazione Italiana allo Sviluppo — Speciale: La Giornata Mondiale dell’Alimentazione
- WFP: Programma Alimentare Mondiale
- Pagina Facebook del Programma Alimentare Mondiale
- Medici Senza Frontiere