Rovistando tra vecchi libri, mi è capitato tra le mani questo volumetto di educazione alimentare della fine degli anni cinquanta del secolo scorso, che così inizia:
GLI INGANNI DELL’ISTINTO
È opinione diffusa, tra persone colte e incolte che, purché si disponga del danaro necessario, sia molto facile sapersi nutrir bene, senza bisogno di saperne di vitamine, di calorie, di proteine; e di tutte le complicate diavolerie che gli specialisti insegnano, buone tutt’al più per gli ammalati o per coloro che desiderano ridurre il proprio peso.
Concezione semplicistica che trae origine da un’innata fiducia in un’ipotetica nostra capacità di saperci istintivamente guidare nella scelta della qualità e della quantità dei cibi, così che se un bel giorno ci accorgiamo di essere ingrassati, non pensiamo affatto di esserci sbagliati proprio nella quantità e qualità degli alimenti, ma pensiamo subito a strane vaghe alterazioni delle nostre funzioni di assorbimento o di utilizzazione.
E queste sono le conclusioni, del tutto condivisibili se non fosse per il consiglio del latte, che, nell’Italia del dopoguerra, costituiva probabilmente la fonte proteica più completa facilmente disponibile per le famiglie, mentre ora non viene considerato un alimento indispensabile nella dieta.
Valga a conclusione di questo rapido viaggio attraverso l’ancor poco conosciuto paese della scienza dell’alimentazione, un semplice e pratico consiglio:
Evitate la monotonia della dieta, non mangiate sempre le stesse cose, e mangiate più latte, frutta e verdure.
Con questo semplice artificio, sfruttando il reciproco completamento degli alimenti naturali, eviterete la maggior parte degli errori dietetici.
In pratica, per chi è sano e vuole rimanerlo, la varietà dell’alimentazione, allora come ora, è la regola principale.
Per approfondimenti:
G. Bergami — Imparare a nutrirsi — Rai, 1957