L’etanolo, a fronte di un elevato valore calorico (circa 7 kcal/g), non costituisce affatto un componente essenziale della dieta; il suo consumo richiede invece una serie di precauzioni.
Gli effetti a breve termine (ci occuperemo in un altro articolo di quelli a lungo temine) dipendono essenzialmente dalla dose introdotta e del peso corporeo; risulta pertanto di primaria importanza conoscere il contenuto di alcool delle bevande, in modo da poterne fare un uso responsabile.
Per meglio valutare l’assunzione di alcool presente in una bevanda (oppure quella che avviene nell’arco di una giornata) è necessario riferirsi ai grammi piuttosto che ai ml; questo poiché la densità dell’alcool non è uguale ad 1 g/cm3, come per l’acqua, ma a 0,789 g/cm3: un ml di alcool etilico non pesa quindi un grammo ma 789 mg. È possibile, conoscendo la quantità di bevanda consumata e il relativo grado alcolico, calcolare con buona approssimazione il contenuto di alcool in grammi, molto semplicemente, con la seguente formula:
grammi di etanolo = litri di bevanda x grado alcolico x 7,9
Ad esempio un calice di vino (120 ml; 0,12 l), il cui grado alcolico è 12, contiene 0,12 x 12 x 7,9 cioè circa 11,4 grammi di alcool.
La legge obbliga a riportare in etichetta il valore del grado alcolico ogniqualvolta sia superata la concentrazione dell’1,2%. In realtà, la dizione “grado alcolico” non andrebbe più usata, in quanto da tempo sostituita (Regolamento CE n.822/87) dalla dizione “titolo alcolometrico volumico effettivo” che esprime il concetto più correttamente. Esso viene infatti definito, in sintesi, come «la quantità di alcool etilico, espressa in volume, contenuta in 100 ml di bevanda». È invece chiamato “titolo alcolometrico volumico potenziale” la percentuale di alcool di nuova formazione (nel passato denominato “grado alcolico da svolgere”) dovuta all’eventuale presenza nella bevanda di zuccheri in grado ancora di fermentare, cosa che può accadere, ad esempio, nei vini dolci.
A differenza delle altre sostanze nutritive, l’assorbimento dell’etanolo inizia già nello stomaco attraverso la mucosa gastrica per poi proseguire, molto velocemente, nell’intestino tenue. Questa velocità dipende da fattori individuali ma è comunque ridotta se all’interno dello stomaco c’è presenza di cibo. L’alcolemia (concentrazione di alcool etilico nel sangue) sale pertanto rapidamente e raggiunge il massimo fra i 30 ed i 90 minuti dall’ingestione per poi diminuire in maniera molto lenta. Due bicchieri di vino bevuti a digiuno possono portare l’alcolemia, nel giro di mezz’ora, a un valore superiore a 0,5 g/l che rappresenta il limite attualmente consentito in Italia per la guida degli autoveicoli.
Una piccola parte dell’alcool etilico è eliminata con le urine, con il sudore o mediante la respirazione, mentre la maggior parte viene detossificata, soprattutto all’interno del fegato. Anche la quantità di alcool che l’organismo è in grado di neutralizzare varia grandemente da persona a persona. Tra i fattori che influiscono sulla capacità di metabolizzare l’etanolo vi sono quelli genetici (alcuni gruppi etnici, come pellerossa ed eschimesi, sono particolarmente sensibili) e altri come, ad esempio, l’abitudine al consumo di bevande alcoliche che induce un aumento degli enzimi detossificanti. Anche le differenze di sesso hanno una forte influenza in quanto c’è una minore produzione, nelle donne, dell’enzima maggiormente implicato nel metabolismo dell’alcool etilico.
Gli effetti più gravi ed evidenti, a breve termine, del consumo di alcool, si hanno a carico del sistema nervoso per l’azione esercitata sulle membrane cellulari e sulla trasmissione degli impulsi nervosi. Questi effetti sono in stretta relazione con l’alcolemia e si manifestano, passando da una fase eccitatoria a una fase depressiva, secondo la triste progressione evidenziata nella tabella seguente.
alcolemia (g/l) | effetti acuti |
---|---|
0,1 – 0,4 | sensazione di ebbrezza, riduzione delle inibizioni e del controllo, iniziale riduzione della visione laterale, iniziale riduzione del coordinamento motorio e dei riflessi, riduzione della percezione del rischio |
0,5 – 0,8 | cambiamenti dell’umore, stato di eccitazione, riduzione della capacità di giudizio, riduzione della visione laterale, alterazione della capacità di reazione agli stimoli sonori e luminosi, riflessi alterati, sonnolenza |
0,9 – 1,5 | alterazione dell’umore, confusione mentale, disorientamento, compromissione delle capacità di giudizio e di autocontrollo, comportamenti sociali inadeguati, linguaggio mal articolato, alterazione dell’equilibrio, compromissione della visione |
1,6 – 3,0 | stordimento, aggressività, stato depressivo, apatia, letargia, difficoltà marcata a stare in piedi o camminare |
3,1 – 4,0 | stato di incoscienza, allucinazioni, cessazione dei riflessi, incontinenza, coma |
> 4,0 | difficoltà di respiro, sensazione di morte imminente, coma |
È possibile calcolare (ma in modo molto approssimativo) l’alcolemia con la formula di Widmark:
g/l = grammi di etanolo x 1,055 / peso corporeo x fW
ove fW è uguale a 0,73 per gli uomini e 0,66 per le donne. Esistono anche apposite tabelle che, con una certa approssimazione, permettono di stimare il tasso alcolemico sulla base del peso corporeo. Si trovano obbligatoriamente esposte presso gli esercizi pubblici che somministrano alcolici.
Per quanto riguarda il problema delle dosi ammesse bisogna partire dal presupposto che, per l’alcool, non è possibile fare riferimento a livelli di “fabbisogno” né di “assunzione raccomandata”. Può essere invece più corretto parlare di “quantità massima accettabile”. Tale quantità massima è stata stabilita nei LARN 1996 in 40 g/die per l’uomo e 30 g/die per la donna (si è già accennato alla diversa tolleranza nei due sessi). Alla luce delle più recenti ricerche, si ritiene però più valida una stima di 30 g/die di alcool per l’uomo e 20 per la donna, fermo restando che essa va riferita all’adulto sano normopeso e che, oltre al sesso, vanno tenute presenti anche l’età (gli anziani sono più sensibili agli effetti dell’alcool), la tolleranza individuale (che, come visto in precedenza, varia notevolmente sulla base di fattori genetici, familiari, razziali e di assuefazione) nonché certe situazioni fisiologiche come la gravidanza e l’allattamento e quelle (guida di autoveicoli, utilizzo di macchinari delicati o pericolosi, eccetera) nelle quali occorre conservare intatte autocritica e coordinazione motoria. In questi casi la dose massima giornaliera ammessa di alcool è sempre zero!
L’interazione dell’etanolo con altre sostanze ad azione farmacologica, inoltre, è un’evenienza che non va affatto trascurata. È opportuna l’astensione totale dall’alcool ogniqualvolta si assumano farmaci (antistaminici, tranquillanti…) o si faccia uso di tabacco o di altre droghe. L’effetto sinergico che ne deriva è deleterio per l’organismo sia sotto il profilo comportamentale sia sul piano fisico.
Un utile metodo pratico per valutare l’apporto di alcool fa riferimento all’Unità Alcolica così definita nelle “Linee guida INRAN 2003”:
Una Unità Alcolica (U.A.) corrisponde a circa 12 g di etanolo; una tale quantità è contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in una dose da bar (40 ml) di superalcolico.
In pratica, l’Unità Alcolica equivale alla “porzione” di bevanda. L’adulto sano normopeso non dovrà allora superare le 3 porzioni di bevande alcoliche al giorno (2 se di sesso femminile), dando la preferenza a vino e birra e concentrando il consumo in corrispondenza dei pasti principali. Aggiungerei: che siano di qualità e correttamente abbinati al cibo che stiamo consumando!
Per concludere, citiamo ancora un passaggio della VII Linea Guida;
Chi sta bene, gode di buona salute, non è in sovrappeso e desideri concedersi il piacere del consumo di bevande alcoliche, deve usare l’accortezza di farlo durante i pasti e in misura moderata, tenendo presente il contenuto in alcool e l’apporto calorico delle varie bevande, dando pertanto la preferenza a quelle a basso tenore alcolico.
Per approfondimenti:
- D.Lgs n.109/92 e Regolamento CE n.822/87 (etichettatura)
- Legge n.125/01 (Legge quadro in materia di alcool e problemi alcoolcorrelati)
- Legge n.160/07 (conversione in legge, con modificazioni, del D.L. n.117/07, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione)
- Istituto Superiore di Sanità — Tabella per la stima del tasso alcolemico
- Istituto Superiore di Sanità — Tabella descrittiva dei sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica
- Istituto Nazionale della Nutrizione — Linee guida per una sana alimentazione italiana, revisione 2003
- Società Italiana di Nutrizione Umana — Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana, revisione 1996