Le aziende alimentari non stanno insegnando ai bambini a gradire la dolcezza, bensì insegnano loro che sapore dovrebbero avere i cibi. E questo programma è sempre più imperniato sullo zucchero.
«Ciò che la ricerca di base e il gusto dei bambini stanno svelando (e il motivo per cui gli alimenti prodotti per i bambini contengono una quantità così elevata di zucchero e di sale) è che stanno manipolando o sfruttando la biologia del bambino» disse. «Credo che chiunque crei un prodotto per un bambino debba assumersene la responsabilità, perché ciò che sta facendo è insegnare al bambino il livello di dolcezza o di salinità che il cibo dovrebbe avere».
«Non si limitano a fornire a un bambino una fonte di calorie» aggiunse. «Incidono sulla salute di quel bambino».
Perché alcuni cereali per la prima colazione sono ricoperti di miele, cacao o granella di nocciole? Come mai, aperta una confezione di biscottini al burro o di wafer, non riusciamo a dire basta? E perché una patatina tira l’altra e il suo sapore ci manda in estasi? Tutto dipende dal bliss point o punto di beatitudine, studiato da appositi panel di scienziati, che calcolano l’esatta quantità di grassi, dolci e zuccheri necessari per mandarci in paradiso. Senza questi ingredienti, e l’industria lo sa bene, molti prodotti resterebbero sugli scaffali. Una interessante inchiesta del premio Pulitzer Michael Moss, giornalista investigativo del New York Time, ci svela in un libro molte strategie dell’industria alimentare. Lungi dal sottendere alcun complotto, il libro fornisce al lettore gli strumenti per riflettere sul contributo delle multinazionali del cibo sull’allarme obesità.
Per approfondimenti:
M. Moss — Grassi Dolci Salati — Mondadori, 2014