Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Elena Angelino, Biologa Nutrizionista, sul latte materno
Il latte materno può essere considerato il risultato di milioni di anni di evoluzione, finalizzata a fornire al neonato tutti i nutrienti (carboidrati, grassi, proteine, vitamine e sali minerali) di cui ha bisogno per una sana e corretta crescita. L’allattamento esclusivo al seno è perciò raccomandato per i primi sei mesi di vita del bambino dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), non solo per le caratteristiche nutritive che possiede ma anche per le molteplici funzioni biologiche che esplica. Svolge, per esempio, un ruolo essenziale per la formazione di un sistema immunitario sano e robusto grazie alla presenza di immunoglobuline ed è il principale responsabile dello sviluppo della flora batterica che colonizza l’intero tratto gastrointestinale, a partire dal cavo orale.
Gli studi scientifici degli ultimi vent’anni si sono concentrati anche su un’altra funzione: hanno dimostrato che sia nel liquido amniotico sia nel latte materno sono disciolte molecole aromatiche volatili provenienti dal cibo che costituisce la dieta materna. Queste molecole possono essere considerate dei veri e propri “educatori alimentari” poiché, rispecchiando i sapori del cibo ingerito dalla madre, insegnano al lattante a riconoscere e apprezzare il sapore di molti alimenti, già durante l’allattamento. La dieta materna gioca quindi un ruolo fondamentale sulla formazione del senso del gusto influenzando sia lo sviluppo neurofisiologico sia il comportamento alimentare futuro del bambino.
Il bambino, alla nascita, possiede già un’innata risposta verso i gusti base. Per esempio, in genere si possiede una preferenza innata per le alte concentrazioni di zucchero o di sale; alcuni bambini hanno una maggiore sensibilità al sapore amaro dovuto a una predisposizione genetica. Il senso del gusto possiede però anche una notevole plasticità e può quindi essere successivamente perfezionato e plasmato dalle esperienze gustative a cui il bambino va incontro, non solo durante la vita intrauterina ma specialmente durante la fase di allattamento.
Il latte materno può essere considerato un importante strumento educativo che permette di insegnare al bambino di cosa può nutrirsi consentendo di sviluppare precocemente la capacità di discriminare gli alimenti conosciuti, sicuri e quindi preferibili dagli alimenti sconosciuti e quindi da evitare in quanto potenzialmente dannosi.
Molti studi dimostrano che più vasta è la gamma di alimenti consumati dalla mamma — specialmente per quanto riguarda frutta, verdura e spezie — minori saranno le difficoltà a inserire alimenti solidi durante la fase di svezzamento, perché il bambino riconoscerà già molti dei sapori presentati in forma solida. Inoltre la qualità della dieta materna durante l’allattamento influisce a lungo termine sulle scelte alimentari future nella vita adulta di un individuo. Per esempio, molti studi confermano che l’utilizzo del latte artificiale comporta un maggior rischio di sviluppare obesità nella vita adulta rispetto al latte materno, proprio per la mancanza di molecole “istruttive”.
Il latte materno è quindi, in definitiva, il primo strumento di prevenzione nei confronti di tutte quelle patologie causate dalle cattive abitudini alimentari e, quando possibile, è sicuramente da preferire al latte artificiale.
Fonti:
- Mennella JA — Ontogeny of taste preferences: basic biology and implications for health — Am J Clin Nutr. 2014 Mar;99(3):704S-11S. doi: 10.3945/ajcn.113.067694
- Andreas NJ, et al. — Human breast milk: A review on its composition and bioactivity — Early Hum Dev. 2015 Nov;91(11):629-35. doi: 10.1016/j.earlhumdev.2015.08.013
- Mennella JA, Trabulsi JC — Complementary foods and flavor experiences: setting the foundation — Ann Nutr Metab. 2012;60 Suppl 2:40-50. doi: 10.1159/000335337
- Trabulsi JC, Mennella JA. — Diet, sensitive periods in flavour learning, and growth — Int Rev Psychiatry. 2012 Jun;24(3):219-30. doi: 10.3109/09540261.2012.675573