Quante volte abbiamo letto o sentito questi slogan? Ormai tutti sono esperti: droghieri, fruttivendoli, vicini di casa, estetisti, cantanti. A me è capitato di ricevere consigli e integratori nutrizionali anche dal parrucchiere (che vendeva una linea di prodotti dimagranti), dal macellaio (voleva spiegarmi i vantaggi del fegato di maiale rispetto a quello di vitello) o dal panettiere (vende un pane che dovrebbe far dimagrire), da una signora seduta vicino a me sull’autobus (spiegava ad alta voce come fosse efficace la sua dieta), perfino da un vescovo che commentando il vangelo sosteneva che se si aggiunge tanto sale in cucina, si sta meglio. E ovviamente dalla televisione, da internet, da facebook…
E ogni tanto qualche amico, sapendo che faccio la nutrizionista, cortesemente, ma solo per cortesia, mi chiede: «È vero che…?» oppure «Su internet ho letto che…», «Alla televisione hanno detto che…», «Mi hanno consigliato questo integratore…» e se io rispondo in base alle mie competenze, può succedere che mi guardi con aria di compatimento.
Ma come difendersi da queste informazioni?
Sembrano tutti esperti, ma facendo attenzione si scopre che spesso sotto queste dichiarazioni c’è solo il tentativo di vendere un prodotto (la mozzarella di bufala che non ha lattosio, l’integratore per evitare la perdita dei capelli), o sono voci che si tramandano di persona in persona («Mia nonna diceva che la birra fa latte»), oppure sono probabilmente solo ingenui («Come? Non è vero che bisogna bere bicchieri di vino al giorno? E pensare che a me non piace, ma lo bevo solo per la pressione!»).
A chi si può chiedere spiegazione? Se non sono un esperto del settore difficilmente riuscirò ad arrivare alle fonti scientifiche e, anche se ci riuscissi, nella montagna di pubblicazioni potrei non riuscire a capirne il senso o riconoscere quali sono affidabili. E oltre alla ricerca di base ci sono tutti i risvolti pratici e le applicazioni, che spesso non sono automatici. Per esempio, se una vitamina ha un effetto antiossidante nelle cellule in coltura, farà altrettanto bene a un organismo complesso, oppure prima di arrivare alle cellule sarà trasformato e diventerà una molecola inutile o addirittura tossica?
Eppure tutti siamo direttamente esposti a questi messaggi e al marketing che ne deriva (i biscotti cotti a vapore, le bibite senza zucchero, il latte con omega 3, lo yogurt con vitamina D…).
Dobbiamo imparare a capirci qualcosa!
Ci servono dei criteri affidabili per scegliere
Ecco alcune domande che ci dobbiamo porre prima di prendere delle decisioni.
- Si promette una soluzione rapida a un problema che ci trasciniamo da lungo tempo?
Non sarebbe troppo bello? Le situazioni complicate raramente si risolvono velocemente e senza sforzo. - Si insinuano dubbi sull’efficacia delle modifiche allo stile di vita o sulla sana alimentazione?
Molte pubblicità sono fatte apposta per scoraggiarci o per farci sentire incapaci di raggiungere da soli un risultato (per esempio con slogan come «Eviterai ore di palestra e digiuni inutili», «Tutto quello che serve per vivere sani è in questo alimento»). Molti prodotti inefficaci vengono venduti a persone che sperano di diventare senza fatica più magri, più attivi o di rimanere giovani più a lungo di tutti. In realtà non si possono ottenere risultati senza modifiche nello stile di vita: per legge devono segnarlo sulla confezione, ma spesso è scritto piccolissimo o in un angolo nascosto: niente può sostituire il tuo impegno. - È troppo facile per essere vero?
Allora forse non lo è: attenzione soprattutto ai prodotti consigliati per malattie su cui il medico non riesce a intervenire (tumori, malattie cardiache, patologie autoimmuni o degenerative, artriti, Alzheimer, SLA, Parkinson…). Per prima cosa non sostituirli mai alle cure che ti ha prescritto un medico, senza il parere di un altro medico — può essere davvero pericoloso — comunque evita i prodotti che sono venduti per condizioni molto diverse tra loro (un solo prodotto che dovrebbe combattere dal mal di testa al diabete, dalla prevenzione dei tumori alle allergie, dalla stanchezza cronica al Parkinson). - Nella pubblicità o nelle istruzioni si fa vagamente riferimento a ricerche scientifiche?
Saper leggere una ricerca scientifica prevede competenza e specializzazione, per questo non si va da un ginecologo a farsi curare la pressione o da un endocrinologo per farsi curare la colite. Semplificare troppo i risultati di un lavoro scientifico può far trascurare dettagli importanti che rivelano in quali situazioni può essere davvero utile il prodotto. - I consigli si riferiscono a un solo lavoro scientifico?
Uno studio non prova niente, perché può essere stato effettuato involontariamente in condizioni favorevoli. Per questo ci sono strutture pubbliche specializzate, per esempio in Europa l’EFSA o in Italia il Ministero della Salute (facendosi aiutare dagli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità) e il CRA NUT (ex INRAN), che hanno il compito di valutare queste sperimentazioni. - I dati sperimentali provengono da un famoso centro di ricerca o al contrario da uno ignoto?
Questo è importante, ma è molto più importante valutare i dati e la serietà dell’approccio. Il ricercatore che si propone come l’unico ad avere la verità non ha sicuramente un approccio scientifico, almeno nel senso moderno del termine. Il dubbio deve fare parte del suo metodo. - I dati sperimentali pubblicizzati si riferiscono solo alle sperimentazioni animali o solo all’uomo?
I dati sugli animali sono obbligatori per tutti i farmaci o i prodotti assimilabili, tranne per quelli già in uso da molto tempo e devono essere specifici per le categorie per cui vengono proposti (per esempio integratori per ragazzi o per donne in menopausa non possono avere solo dati su soggetti medi o, peggio, uomini adulti).
Se non sono riportate queste informazioni, vuol dire che la sperimentazione è stata fatta in modo superficiale o che il produttore o la ditta che commercializza il prodotto non sono seri. - Ti suggeriscono di evitare completamente alcuni alimenti o, peggio, categorie di alimenti o di sostituirli con altri?
Per esempio «Evita i carboidrati o i cereali» oppure «Evita completamente il pomodoro»; «Sostituisci sempre l’olio di oliva con quello di lino», «Mangia solo pasta di kamut o quinoa»?
La varietà è indispensabile in una dieta sana. Tranne in caso di una patologia specifica come la celiachia o l’intolleranza al lattosio, che deve essere diagnosticata tramite accertamenti clinici gestiti da uno specialista — non basta un’analisi — abbandonare definitivamente un alimento può fare danni irreparabili che compariranno nel tempo. Sospendere un alimento per qualche settimana, o ridurne le porzioni o la frequenza con cui si assume, può fare bene solo se lo si sostituisce con uno simile o equivalente (per esempio il latte con latte HD, il pane con pane azzimo, il pomodoro con altra frutta o verdura rossa, le proteine animali con quelle vegetali). Sicuramente è sospetto se suggeriscono di sostituirlo con alimenti “fortificati” o integratori (latte con omega 3 invece di pesce, capsule con fibre invece di frutta e verdura…) quando gli stessi nutrienti potrebbero tranquillamente essere assunti con la dieta (ovviamente ci sono, ma devono essere valutati da un professionista, casi in cui la dieta non è sufficiente). - Vengono riportate fonti non scientifiche per mostrare l’efficacia del prodotto o del regime?
Per esempio personaggi famosi o meno che raccontano come sia cambiata la loro vita dopo questo trattamento, oppure affermazioni generiche come «Io sono biologo e te lo consiglio», «Anche il tuo medico te lo consiglia» oppure interventi in talk show televisivi in cui “casualmente” si parla bene di una linea di prodotti.
I personaggi, famosi o no, spesso sono retribuiti per fare queste dichiarazioni e, anche se davvero avessero avuto dei risultati, potrebbero essere dovuti a condizioni di partenza diverse dal quelle del normale cliente.
Gli specialisti, se non hanno un nome, potrebbero non esistere e, se sono dipendenti dell’azienda produttrice, potrebbero essere di parte. - Nelle indicazioni non si fa riferimento a categorie speciali come donne in gravidanza, bambini, anziani o persone che prendono farmaci particolari?
In questo caso il prodotto potrebbe essere assolutamente inefficace o, peggio, devi dubitare della serietà di chi lo produce o commercializza. Soprattutto per i nuovi prodotti, le leggi in vigore sono precise: prima di metterli in commercio vanno esclusi eventuali rischi per categorie particolari.
Per approfondimenti:
- Ministero della salute
- EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare)
- CRA-NUT (ex INRAN)
- Food and Drug Administration
- Centers for Disease Control and Prevention