L’osteoporosi è una patologia definibile come «disordine delle ossa scheletriche caratterizzato dalla compromissione della robustezza dell’osso», che predispone a un aumento del rischio di frattura1. Le principali Linee Guida sia nazionali1, 2 ,3 sia internazionali4, prevedono un’aumentata assunzione di calcio (associato o meno a un’integrazione di vitamina D) a partire dai 50 anni, fino a 1200-1500 mg/die.
Questo approccio, che è stato dato per assodato negli ultimi anni, sta iniziando a essere messo in discussione negli ultimi tempi. Già nelle Linee Guida per la diagnosi, prevenzione e terapia dell’osteoporosi del 2006 stese dalla Società Italiana Osteoporosi e Malattie del Metabolismo Minerale e Scheletrico (SIOMMMS)5 si ritrovava scritto che «non esistono studi sull’efficacia di un incremento dietetico di calcio e vitamina D».
A questo bisogna aggiungere il fatto che vi sono alcuni studi6,7 che collegano un maggior rischio di problemi cardiovascolari a un aumentato apporto di calcio (ricordiamo che il calcio è uno degli ioni che sono implicati nella contrazione delle fibre muscolari8, anche se tra i meccanismi patologici proposti figura anche il deposito di calcio nei vasi e possibili variazioni nella coagulazione del sangue).
È di questi giorni la pubblicazione di un interessante articolo9 pubblicato sul «British Medical Journal», sempre a firma (tra gli altri) di Bolland e Reid che già avevano firmato le review critiche che abbiamo citato prima. Gli autori hanno fatto una metanalisi sulle pubblicazioni disponibili in letteratura che andavano ad analizzare la correlazione tra l’assunzione di calcio e il rischio di fratture. Il risultato di questo studio è stato il seguente.
L’apporto di calcio non è associato con il rischio di frattura e non c’è alcun trial clinico che evidenzi che incrementare l’apporto di calcio da fonti alimentari prevenga le fratture. L’evidenza che l’integrazione di calcio prevenga le fratture è debole e inconsistente.
A questo ha fatto eco l’opinione espressa nell’editoriale10 a firma del professor Karl Michaëlsson della Uppsala University che forse
è ora di riconsiderare le raccomandazioni sull’assunzione di calcio oltre a quelle di una normale dieta bilanciata.
Questo non vuol dire ovviamente che da domani non serva più stare attenti ai dosaggi di calcio, sopratutto in menopausa, ma pone l’attenzione sull’uso (o sull’abuso) di integrazioni di calcio.
Fonti:
- Ministero della Salute — Linee Guida per la prevenzione dell’osteoporosi
- Lega Italiana Osteoporosi onlus — Alimentazione e osso
- LARN IV Revisione — SICS editori, 2014
- NIH Medline Plus — New Recommended Daily Amounts of Calcium and Vitamin D — Winter 2011 Issue: Volume 5 Number 4 Page 12
- Collegio dei Reumatologi Ospedalieri (CRIOI), et al. — Linee Guida per la diagnosi, prevenzione e terapia dell’osteoporosi SINOSSI — EDIMES, 2006
- Reid I.R. — Cardiovascular Effects of Calcium Supplements — Nutrients. 2013 Jul 5;5(7):2522-9. doi: 10.3390/nu5072522
- Bolland M.J., et al — Calcium supplements and cardiovascular risk: 5 years on — Ther Adv Drug Saf. 2013 Oct;4(5):199-210. doi: 10.1177/2042098613499790
- Wikipedia — Contrazione muscolare
- Bolland M.J., et al — Calcium intake and risk of fracture: systematic review — BMJ. 2015 Sep 29;351:h4580. doi: 10.1136/bmj.h4580
- Michaëlsson K — Calcium supplements do not prevent fractures — BMJ. 2015 Sep 29;351:h4825. doi: 10.1136/bmj.h4825