Pubblichiamo oggi la parte conclusiva del contributo dello Psichiatra Domenico Mazzullo, che ci aiuta a comprendere i meccanismi psicopatologici alla base dell’obesità.
Continuiamo a indagare le radici psichiche dell’obesità affrontando le forme di obesità secondaria, ossia quella obesità che deriva da altre patologie o altre cause.
Una classificazione certamente approssimata per difetto potrebbe essere la seguente:
Obesità secondaria a
- Sindromi depressive
- Sindromi ansiose
- Atteggiamenti compensatori
- Ipocondria
- Ritardi mentali
- Alcolismo
- Demenze
- Effetto iatrogeno da farmaci: antidepressivi, antipsicotici, cortisone, antistaminici
- Psicosi
Le esaminiamo singolarmente e separatamente.
Nelle forme gravi di depressione l’anoressia con grave deperimento organico è la norma, ma nelle forme di depressione meno gravi e soprattutto nelle fasi iniziali il paziente può essere portato a cercare un conforto dalla sofferenza recata dalla depressione nel cibo, soprattutto carboidrati, con conseguente possibile obesità.
Analogo fenomeno si presenta, anche più frequentemente, nelle sindromi ansiose nelle quali il paziente che accusa di sovente un’ansia “libera” scopre empiricamente che i morsi dell’ansia si attenuano temporaneamente dopo l’ingestione di cibo, anche qui carboidrati, con conseguenze facilmente immaginabili sul peso corporeo.
Una iperalimentazione può anche rappresentare un atteggiamento di gratificazione compensatoria verso frustrazioni sul piano affettivo, emozionale, sessuale, lavorativo, di rapporti col prossimo.
Pensiamo per esempio alla classica immagine paradigmatica del bambino timido, introverso, iperprotetto dalla madre, con difficoltà di rapporti verso i coetanei a causa della propria timidezza e perennemente con un panino in mano, obeso e ormai invischiato in un circolo vizioso in cui la timidezza con conseguente autoesclusione sociale è responsabile di obesità e a sua volta l’obesità è responsabile di ulteriore esclusione sociale.
Anche l’ipocondria, altrimenti detta patofobia, intendendosi con questa definizione la preoccupazione immotivata per le proprie condizioni di salute, accompagnata da presunti disturbi fisici ipervalorizzati e stati di angoscia, può rendersi indirettamente causa di obesità, trovando i pazienti ipocondriaci conforto alle proprie ansie nell’alimentazione e considerando erroneamente che una iperalimentazione possa preservarli dalle malattie.
Nei ritardi mentali è molto frequente l’obesità per due motivi fondamentali: l’assenza di movimento fisico e l’attenzione quasi compulsiva verso il cibo, unico elemento di gratificazione in una vita altrimenti purtroppo molto scarsa di altre gratificazioni e soddisfazioni.
Nelle fasi iniziali dell’alcolismo si può riscontrare talvolta una obesità transitoria che, permanendo l’alcolismo però, cede ben presto il passo a una grave anoressia con le gravissime conseguenze che ben si possono immaginare.
Analogamente ai ritardi mentali, anche nelle demenze, soprattutto nelle forme non molto avanzate o terminali, possiamo riscontrare l’obesità la cui responsabilità è da attribuirsi a vari fattori: assenza di movimento; gravi disturbi della memoria per cui il paziente subito dopo aver mangiato, dimentica di averlo già fatto e vuole di nuovo assumere cibo avendo anche perso il senso della sazietà; sindrome paranoide persecutoria con convinzione che il cibo gli venga sottratto o negato, da cui tesaurizzazione del cibo stesso e iperingestione di questo a scopo preventivo.
Particolarmente frequente e di comune osservazione per noi psichiatri è una obesità iatrogena, da assunzione di farmaci, specialmente psicofarmaci. Tra questi gli antidepressivi triciclici provocano aumento ponderale, così come gli antidepressivi di ultima generazione SSRI, SRNI in misura varia, con l’unica eccezione della fluoxetina. Gli antipsicotici anche provocano aumento ponderale, sia gli antipsicotici tipici sia, anzi in misura maggiore, gli atipici.
Al di fuori dell’ambito psichiatrico l’obesità può essere provocata anche dall’uso del cortisone e degli antistaminici.
Ultima causa, tipicamente di competenza psichiatrica, è rappresentata dalle psicosi, soprattutto dalla psicosi schizofrenica, non tanto in fase acuta, ma cronica. Alla obesità, frequente nei pazienti schizofrenici, concorrono vari fattori: la riduzione del movimento legata alla malattia (inibizione, abulia, effetto dei farmaci); iperalimentazione per noia, per effetto dei farmaci; azione diretta delle terapie antipsicotiche siano esse con antipsicotici tipici oppure atipici.
Per approfondimenti:
D. Mazzullo — La depressione, conoscerla per non averne paura — Edizioni Mediterranee, 2004
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