Pubblichiamo oggi il contributo della dottoressa Manuela Fè, Biologo Nutrizionista, sulla sensibilità al glutine
Il glutine è un complesso proteico strutturale di molti cereali (frumento, orzo, segale, avena, farro, kamut, eccetera), che viene però anche largamente utilizzato nell’industria alimentare per le sue proprietà addensanti. Insieme all’aumentato apporto di glutine nella dieta (a causa dell’eccesso di farinacei, dei processi industriali e delle tecniche di coltivazione e di incrocio dei cereali), si sono sviluppate malattie legate al suo consumo come la celiachia e l’allergia al frumento.
Accanto a queste malattie sopra citate, che si possono ben caratterizzare attraverso opportuni esami ematochimici di laboratorio, è stato recentemente descritto un ulteriore disturbo legato al consumo di glutine: la sensibilità al glutine o gluten sensitivity.
I pazienti con sensibilità al glutine sono quelli in cui è stata esclusa sia la malattia celiaca sia l’allergia al frumento attraverso gli opportuni esami e in cui, tuttavia, l’ingestione di glutine provoca disturbi gastrointestinali spesso confusi con la sindrome da intestino irritabile (meteorismo, gonfiore, dolori addominali, irregolarità dell’alvo). Nella sensibilità al glutine si riscontrano anche sintomi sistemici e generalizzati (astenia, sonnolenza post-prandiale, annebbiamento della memoria, mal di testa, depressione, dolori articolari e muscolari, stati anemici).
Si stima che dal 6 al 10% della popolazione italiana soffra di sensibilità al glutine, circa tre milioni di persone. Attualmente non ci sono esami che permettano di evidenziare la presenza di questo disturbo, anche se si è visto che nel 50% dei pazienti che ne soffrono gli anticorpi anti-gliadina sono positivi.
La diagnosi si basa essenzialmente sul principio di esclusione: in questi pazienti eliminare il glutine dalla dieta porta a un miglioramento della condizione di salute e alla scomparsa dei disturbi intestinali e sistemici. Il paziente sensibile al glutine sta male ogni volta che lo introduce con l’alimentazione.
A volte può essere sufficiente anche solo diminuire il contenuto totale di glutine nella dieta, piuttosto che escluderlo totalmente, per assistere alla scomparsa dei sintomi.
Nella prevenzione della sensibilità al glutine c’è l’accorgimento, sin dai primi anni di vita, di non monopolizzare la dieta con il solo frumento. Consigliabile è, invece, alternare anche forme “meno glutinate” di cereali rispetto al frumento, come orzo, farro, avena assieme a cereali e pseudo cereali privi di glutine come miglio, grano saraceno, mais, riso e quinoa.
Fonti:
- Rostami K, Hogg-Kollars S — A Patient’s Journey. Non-coeliac gluten sensitivity — BMJ. 2012 Nov 30;345:e7982. doi: 10.1136/bmj.e7982
- Sapone A, et al. — Divergence of gut permeability and mucosal immune gene expression in two gluten-associated conditions: celiac disease and gluten sensitivity — BMC Med. 2011 Mar 9;9:23. doi: 10.1186/1741-7015-9-23
- Intervista al dottor Mauro Minelli, Immunologo e Allergologo, per La Dolce Linea — Rai — WebRadio wr8
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