Gli organismi viventi hanno sviluppato la capacità di adattare la loro attività all’alternarsi del giorno e della notte mediante un orologio interno, regolato principalmente dal ciclo di 24 ore luce-oscurità (ritmo circadiano). Nei mammiferi questo orologio è localizzato a livello centrale nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo (SCN), è sincronizzato principalmente dalla luce e invia segnali umorali e stimoli nervosi ai tessuti periferici (fegato, tessuto adiposo bianco e bruno, intestino, cuore).
La ritmicità dipende dall’azione coordinata di una serie di geni “orologio”, molti dei quali sono già stati individuati (CLOCK, BMAL1, CRY1, CRY2), che agiscono attraverso sistemi autoregolanti di trascrizione–traduzione.
La loro attività influisce su molti aspetti della nostra fisiologia: il ritmo sonno-veglia, la temperatura corporea, la pressione sanguigna, il metabolismo epatico, il sistema endocrino, le fasi di alimentazione-digiuno ne sono alcuni esempi. Uno dei più interessanti è quello che riguarda il controllo del metabolismo energetico e l’attività di fattori ormonali come l’insulina, il glucagone, il corticosterone, la grelina, la leptina (un segnale di sazietà prodotto dagli adipociti che ha molti recettori nell’ipotalamo). A livello periferico sembra che ne siano influenzati anche alcuni sistemi enzimatici e di trasporto coinvolti nel metabolismo di colesterolo, glucosio, glicogeno e smaltimento di tossine.
Viceversa il livello energetico della cellula, (espresso in quantità di NADP/ NADPH e NAD/NADH) insieme ad alcuni alimenti, metaboliti o ormoni controllati dall’assunzione di alcuni cibi, sembrano avere la capacità di sincronizzare o far saltare questo meccanismo di controllo. Studi recenti su animali hanno mostrato che il consumo di una dieta ad alto contenuto di grassi può alterare la ritmicità dei normali schemi veglia-sonno e attività-nutrimento. Non solo la qualità e la quantità di cibo, ma anche la durata della sua disponibilità durante il giorno sembrano essere importanti e influiscono sulla fisiologia dell’organismo.
I progressi in questo campo ancora in evoluzione fanno prevedere tante altre interessanti e utili scoperte: anche fattori come la proteina SIRT1, implicata nella stabilità del genoma, collegata con la longevità e attivata dalla restrizione calorica, e PPARγ (peroxisome proliferator-actovated receptor gamma) che influisce sulla differenziazione degli adipociti e il deposito di grasso sembrano legare l’attività dei “geni orologio” con il metabolismo. Lo stile di vita moderno può portare a iperalimentazione, all’esposizione a una forte luce anche in momenti che dovrebbero essere dedicati al riposo, a un’alterazione dei ritmi veglia-sonno, con possibili conseguenze sul peso corporeo. Riuscire a resettare il nostro orologio interno tramite una dieta sana e assumendo il cibo in maniera più regolare, può essere un ulteriore mezzo per mantenere una funzionalità migliore e prevenire i disordini metabolici.
Fonte:
Froy O — Metabolism and circadian rhythms–implications for obesity — Endocr Rev. 2010 Feb;31(1):1-24