Pubblichiamo oggi il contributo della dottoressa Sonia Croci, Biologa Nutrizionista, su attività fisica e obesità
L’obesità è una patologia multifattoriale caratterizzata da un accumulo eccessivo di tessuto adiposo che può influire negativamente sullo stato di salute. Complesse interazioni tra fattori genetici, ormonali, sociali e ambientali (scorrette abitudini alimentari e inattività fisica), determinano tale patologia.
Finora i numerosi studi scientifici effettuati nel corso degli anni avevano sostenuto il ruolo protettivo di uno stile di vita attivo nei confronti dell’obesità e delle patologie a essa correlate (malattie cardiovascolari, insulino-resistenza, demenza, cancro). È stato dimostrato, infatti, come, mantenendo l’attività fisica a un livello accettabile, ovvero effettuando un’attività aerobica per almeno 150 minuti a settimana, gli obesi potessero ridurre il rischio di complicanze e aumentare l’aspettativa di vita a livelli analoghi a quelli delle persone con un peso normale.
Tali indicazioni erano state ottenute grazie a diversi studi scientifici condotti in prevalenza su persone con un’età matura.
Un recente studio dell’Università di Oxford, pubblicato circa un mese fa sull’«International Journal of Epidemiology», per la prima volta ha arruolato 1.317.713 uomini svedesi sia normopeso sia obesi con un’età media di 18 anni, per esaminare la correlazione tra attività fisica aerobica, età di morte e interazione con l’obesità. Durante un periodo di follow-up medio di 29 anni sono stati registrati 44.301 decessi. Le cause più comuni di morte sono state: traumi, cancro, malattie cardiovascolari e suicidio.
Un risultato chiave di questo studio è che gli individui obesi, pur praticando fitness aerobico ad alto livello, avevano un rischio di morte prematuro quasi uguale alle persone normopeso con una vita sedentaria.
Questo sfida l’idea che gli individui obesi possano compensare completamente il rischio di mortalità con un’attività fisica intensa.
I dati sono stati raccolti nella tarda adolescenza, questa differenza può spiegare la discrepanza dei risultati tra lo studio e le linee guida per l’obesità. Inoltre, in questo studio sono stati osservati solo giovani uomini, per cui i risultati non sono applicabili alle persone anziane o alle donne.
In conclusione, il fitness aerobico e il peso, in giovani uomini, sono forti fattori di rischio per la morte precoce, in quanto il rischio di mortalità è maggiore negli obesi che praticano regolarmente attività fisica (BMI 30 kg/m2) rispetto alle controparti più magre, indipendentemente dalla loro forma fisica.
Questo significa che un BMI basso in tarda adolescenza è più importante di un’alta attività fisica aerobica, svolta regolarmente per abbassare il rischio di morte precoce, ed evidenzia ancora una volta come sia importante mantenere un peso regolare, soprattutto nella tarda adolescenza, per allungare l’aspettativa di vita.
Fonti:
- Högström G, et al. — Aerobic fitness in late adolescence and the risk of early death: a prospective cohort study of 1.3 million Swedishmen — Int J Epidemiol. 2015 Dec 20. pii: dyv321
- EUFIC (European Food Information Council) — L’attività fisica
- SIO (Società Italiana dell’Obesità) — Standard Italiani per la Cura dell’Obesità