Pubblichiamo oggi il contributo della dottoressa Livia Diotallevi sull’ipertensione arteriosa
Il sangue si muove nei vasi sanguigni esercitando sulla loro parete una pressione, detta appunto pressione arteriosa. Nella fase in cui il cuore si contrae (sistole) il sangue viene spinto nel sistema arterioso con forza e la pressione che esercita sui vasi sanguigni viene definita pressione sistolica. Nella fase successiva di rilassamento della muscolatura cardiaca (diastole) si parla invece di pressione diastolica.
I valori, normali o patologici, della pressione arteriosa secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sono i seguenti:
Valori pressione sistolica | Valori pressione diastolica | |
---|---|---|
Pressione normale | < 130 mmHg | <85 mmHg |
Pressione normale alta | 130-139 mmHg | 85-89 mmHg |
Ipertensione di grado 1 | 140-159 mmHg | 90-99 mmHg |
Ipertensione di grado 2 | 160-179 mmHg | 100-109 mmHg |
Ipertensione di grado 3 | >180 mmHg | >110 mmHg |
L’elevata pressione del sangue può determinare col tempo danni a vari distretti, come al cuore, ai vasi sanguigni, ai reni, agli occhi e aumenta il rischio di ictus.
L’ipertensione può essere primaria, se non ha eziologia nota, oppure secondaria se si manifesta come conseguenza di altre patologie già presenti nell’individuo (ad esempio malattie renali). In entrambi i casi ci sono alcuni fattori che rivestono un ruolo importante nel determinare un aumento della pressione e su cui si può intervenire e sono ad esempio il fumo, l’alcol, le droghe, il sovrappeso e la sedentarietà.
Fondamentale per i soggetti che soffrono di ipertensione arteriosa è adottare uno stile di vita salutare che consiste nell’eliminare il fumo (sia di sigarette sia di sigari), nel limitare al massimo alcolici e superalcolici, nell’aumentare l’attività fisica e nel diminuire il peso corporeo se necessario. Studi scientifici ci dicono che per ogni chilo perso, in soggetti sovrappeso, i livelli di pressione arteriosa scendono di 1 mmHg.
L’alimentazione è di particolare importanza per l’iperteso, sia nelle forme più serie in sinergia con la terapia farmacologica, sia nelle forme più lievi per impedire un ulteriore peggioramento.
Innanzitutto si deve ridurre l’apporto di sodio: un eccesso di questo minerale nell’organismo determina un sovraccarico di liquidi con conseguente aumento della pressione. L’eccessivo apporto di sodio è dovuto soprattutto all’uso del comune sale da cucina (cloruro di sodio) per insaporire le pietanze; è stato stimato che ogni giorno ingeriamo più o meno 10 g di sale, molto più di quello necessario fisiologicamente (circa 2 g al giorno).
Alimenti particolarmente saporiti dovrebbero dunque essere molto ridotti da chi soffre di ipertensione. Fra questi:
- olive da tavola conservate;
- verdure sott’aceto;
- alimenti sotto sale e in salamoia;
- salumi;
- pizza;
- prodotti da forno;
- snacks salati;
- formaggi in genere;
- tonno sott’olio e al naturale;
- fritti e arrosti;
- dadi.
Si consiglia, inoltre, di seguire queste semplici regole:
- non abusare con il sale a tavola;
- ridurre all’indispensabile il sale per la preparazione e per la cottura dei cibi (preferire le spezie per insaporire le pietanze);
- sostituire il pane comune con pane senza sale;
- aumentare il consumo di frutta e verdura;
- aumentare il consumo di pesce fresco ricco di omega 3;
- fare attività fisica costante (almeno 30 minuti al giorno).
Fonti:
- Linee guida per la gestione domiciliare della malattia ipertensiva
- Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) — Linee guida per una sana alimentazione italiana — Revisione 2003
- WHO – World Healt Organization