Nel panorama delle diete salutistiche — che possono migliorare il nostro stato di benessere o, addirittura, risolvere il problema dell’obesità — negli ultimi anni si sente sempre più di frequente parlare di digiuno. Ad esempio, esperimenti condotti sui topi hanno dimostrato come il digiuno, o meglio una dieta a bassissima densità calorica, sia in grado di aumentarne l’aspettativa di vita. Ridurre significativamente il contenuto calorico della propria dieta, resistendo per lungo tempo, non è proprio cosa semplice e applicabile all’uomo. Fa eccezione la dieta chetogenica, i cui protocolli si basano in genere su cicli di ventuno giorni, e la cui produzione endogena di corpi chetonici induce un senso di sazietà e procura euforia. Risultato: fame e fatica non si avvertono, o quasi.
Il problema della sostenibilità del digiuno sembra essere stato risolto dalla cosiddetta dieta del digiuno intermittente in cui periodi di restrizione calorica si alternano a periodi con un contenuto calorico più generoso.
Un recente studio americano condotto in doppio cieco sull’uomo, per un totale di ventiquattro partecipanti, dimostra come la dieta del digiuno intermittente promuova l’espressione del gene SIRT-3 legato alla longevità e coinvolto in meccanismi di protezione cellulare. SIRT-3 codifica per una proteina omonima, appartenente alla classe delle sirtuine e responsabile dell’incremento della vita media nei topi da esperimento. Di contro, la somministrazione di supplementi vitaminici (C ed E) inibiscono l’espressione di SIRT-3 e i benefici correlati.
Tra le ipotesi più accreditate legate all’aspetto protettivo del digiuno, c’è quella che la restrizione calorica sia in grado di favorire un blando stress ossidativo. SIRT-3, sintetizzata in risposta a questo stress, oltre a tamponare i radicali liberi, avrebbe anche un ruolo protettivo cellulare e promotore della longevità. Il dottor Guo, tra gli autori di questo studio, ha affermato che: «è come se avessimo bisogno di un po’ di sofferenza procurata dall’infiammazione e dall’ossidazione, per indurre dei processi di riparazione e ringiovanimento cellulare».
La dieta consiste in giorni di digiuno (in cui si assume circa il 25% dell’introito calorico necessario, pari a 650 kilocalorie) che si alternano a giorni di iperalimentazione (circa il 175%, pari a 4550 kilocalorie). La media dell’alimentazione sui due giorni fa il 100% dell’introito e, quindi, una normocalorica, ma solo il digiuno intermittente promuove la sintesi del benefico SIRT-3. Leggendo con maggiore attenzione il protocollo di questo esperimento, si scopre che nel giorno di digiuno si consumano preparazioni a base di patate, biscotti Oreo, sorbetto all’arancia e roast beef, ma in un unico pasto. Nei giorni ipercalorici a questi si aggiungono sandwich, succo di mela, spaghetti, dolci al miele, gelato alla vaniglia e barrette Snikers.
Questo è il mix alimentare che aumenta l’espressione di SIRT-3? Da nutrizionista scelgo di tirarmene fuori e da biologa mi chiedo il senso di queste sperimentazioni. Digiuno intermittente o dieta chetogenica che siano, seppur possano procurare un qualsiasi beneficio, sia esso appurato dalla bilancia o da un dosaggio di laboratorio, non dovrebbero mai allontanarsi dal reale significato di una sana alimentazione. Riempire un giorno di digiuno intermittente con biscotti Oreo e aranciata, o spezzare una chetogenica e desiderare come prima cosa un pancake o un pasticcino, piuttosto che preoccuparsi di assumere frutta, non sono indicativi di un reale e maturato cambiamento del proprio comportamento alimentare. Si pensa ancora con la stessa mentalità obesogena e, a mio parere, il rischio di un effetto yo-yo è tutt’altro che scongiurato.
Per approfondimenti:
- ScienceDaily — Feast-and-famine diet could help extend life, study suggests — February, 27 2015
- Wegman MP, et al. — Practicality of Intermittent Fasting in Humans and its Effect on Oxidative Stress and Genes Related to Aging and Metabolism — Rejuvenation Res. 2014 Dec 29
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Quindi nel tuo caso Vittoria, il primo commento non è sparito, ma è rimasto in sospeso fino al momento dell’approvazione.
Si me ne sono accorta dopo, ma era troppo tardi per cancellare tutto! Chiedo scusa
Grazie Vittoria della segnalazione. L’articolo, infatti, non è critico verso il digiuno intermittente, ma nei confronti delle modalità con le quali è stato condotto questo specifico studio
Il digiuno intermittente non è solo questo, ci sono studi effettuati dal CNR di Pisa e con più precisione dal Prof. Bergamini, che insistono sull’importanza di una dieta equilibrata durante il periodo in cui la persona si alimenta. Avevo già lasciato un messaggio, ma sparito. Questo è un articolo che riguarda questo argomento scritto circa un anno fa.
http://www.vittoriabertolini.it/elisir-di-lunga-vita/
Non è l’unico protocollo, esistono studi fatti dal CNR di Pisa fatti dal prof. Bergamini, le cui conclusioni sono veramente molto interessanti e la dieta praticata durante la fase che non prevede il digiuno è molto equilibrata http://www.vittoriabertolini.it/miei-articoli/