Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Jana Mitrovic, Biologa Nutrizionista, sul rapporto che intercorre tra alimentazione e prevenzione delle neoplasie
I componenti della dieta e del cibo sono i primi fattori ambientali che influenzano e definiscono, in gran parte, la stato di salute o di malattia di un individuo nel corso della sua esistenza. La maggior parte dei nutrienti ha effetti quanto meno indiretti sull’espressione dei geni, sulla produzione delle proteine e quindi sul metabolismo.
L’epigenetica è intesa come l’insieme di tutti i meccanismi di regolazione dell’espressione genica (metilazione del DNA, modificazioni covalenti post-traduzionali delle proteine istoniche, RNA interference) che non comportano alterazioni di sequenze codificanti del DNA. Si tratta di un settore emergente della ricerca scientifica in grado di spiegare come l’ambiente, compresi gli alimenti e la nutrizione, modelli e influenzi costantemente l’espressione del nostro patrimonio genetico.
Il legame tra la dieta e i geni risulta quindi di fondamentale importanza per le sue implicazioni sul mantenimento dello stato di salute e la prevenzione delle malattie. Negli ultimi anni, la nutriepigenetica — la disciplina che studia l’effetto dei componenti della dieta sui meccanismi epigenetici e conseguentemente sullo stato di salute — è emersa come un nuovo e promettente campo di indagine nell’ambito della ricerca nutrizionale.
Dal momento che le alterazioni epigenetiche si verificano nelle fasi iniziali della carcinogenesi e sembrano essere responsabili degli eventi che danno inizio allo sviluppo del cancro, esse sono state proposte come promettenti nuovi target sia per la prevenzione sia per il trattamento. Durante la carcinogenesi, infatti, le principali funzioni e vie di segnale cellulari perdono la normale regolazione fisiologica; tra queste il metabolismo degli xenobiotici (le molecole estranee al nostro organismo), la regolazione del ciclo cellulare, la capacità di riparare i danni del DNA o di indurre l’apoptosi (la cosiddetta morte cellulare programmata), la risposta agli stimoli infiammatori, il controllo della crescita e la differenziazione cellulare. Recenti evidenze sperimentali indicano sempre più che le alterazioni a carico dei meccanismi epigenetici contribuiscono proprio a questi difetti cellulari.
Alcune sostanze contenute negli alimenti sono dotate in vitro di un’azione chemiopreventiva nei confronti del cancro, riconducibile alla loro capacità di agire sui meccanismi epigenetici di regolazione dell’espressione genica. Tra queste molti micronutrienti come folati, acido retinoico e composti del selenio, il butirrato, i polifenoli (contenuti nel tè verde, nelle mele, nel caffè, nei lamponi neri e in altre fonti alimentari), la genisteina e alcuni isoflavoni della soia, la curcumina della curcuma, il resveratrolo del vino rosso, la diidrocumarina, presente nell’aroma di vaniglia, l’acido nordiidroguaiaretico (NDGA) presente nella Larrea tridentata (Chaparral), il licopene del pomodoro, l’acido anacardico degli anacardi, il garcinolo di varie specie del genere Garcinia, alcuni costituenti dell’aglio, della cipolla e delle crucifere (broccolo e broccoletti, cavolo, cavolfiore e cavoletti di Bruxelles).
Finora, i dati che dimostrano l’importanza funzionale dei meccanismi epigenetici nella cancerogenesi e l’efficacia di alcuni componenti della dieta nella prevenzione del cancro sono ancora principalmente basati su indagini in vitro; i risultati in modelli animali e gli studi sull’uomo, benché incoraggianti, sono ancora agli inizi e limitati. Inoltre, la maggior parte degli studi si sono concentrati su singoli candidati genici, singoli meccanismi epigenetici e singole sostanze. Con l’emergere di nuove tecnologie, come il sequenziamento di nuova generazione, la ricerca potrà, in un futuro ormai sempre più prossimo, esplorare l’effetto degli alimenti a livello dell’intero genoma per comprendere meglio l’importanza dei meccanismi epigenetici di regolazione genica e il loro ruolo cruciale nella prevenzione del cancro.
Allo stato attuale però, molti dei meccanismi sopra elencati devono essere ancora chiariti in tutte le loro possibili implicazioni. Ricondurre a una singola sostanza di origine alimentare la capacità di prevenire un evento complesso come la cancerogenesi è al momento soltanto un auspicio non supportato da sufficienti evidenze sperimentali.
In conclusione, è opinione di chi scrive che sia irrealistico che una simile sostanza possa essere mai identificata. Al contrario, anziché focalizzarsi sulle singole sostanze, sarebbe preferibile considerare il possibile sinergismo che si viene a stabilire tra alcune di esse nell’ambito di un alimento e ancor di più nell’ambito di un regime alimentare nel suo insieme. Pertanto, a oggi, solo una dieta bilanciata, equilibrata e ovviamente ricca di quante più possibili sostanze dotate di effetti certi chemiopreventivi del cancro, può realmente contribuire al mantenimento del nostro stato di salute.
Per approfondimenti:
- Gerhauser C — Cancer chemoprevention and nutriepigenetics: state of the art and future challenges — Top Curr Chem. 2013;329:73-132. doi: 10.1007/128_2012_360
- Ruemmele FM, Garnier-Lengliné H — Why are genetics important for nutrition? Lessons from epigenetic research — Ann Nutr Metab. 2012;60 Suppl 3:38-43. doi: 10.1159/000337363
- Kussmann M, et al. — Nutrigenomics: where are we with genetic and epigenetic markers for disposition and susceptibility? — Nutr Rev. 2010 Nov;68 Suppl 1:S38-47. doi: 10.1111/j.1753-4887.2010.00326.x