Pubblichiamo oggi l’articolo della dottoressa Arianna Izzo, Biologa Nutrizionista, che approfondisce un altro aspetto sul rapporto che intercorre tra acne e alimentazione, già trattato da un’altra collega nell’articolo Lotta contro l’acne: un aiuto dall’alimentazione
L’acne (acne vulgaris) rappresenta una patologia epidermica caratterizzata da flogosi a carico dei follicoli piliferi e delle ghiandole sebacee annesse; colpisce in particolar modo i soggetti in età adolescenziale, ma in molti casi persiste anche in età adulta, rendendo ben chiaro che la sua insorgenza non dipende soltanto dal quadro ormonale puberale. L’acne è una malattia tipica dei Paesi industrializzati, mentre è rara in quelli in via di sviluppo ed è stata ipotizzata una sua stretta correlazione con la dieta occidentale.
I fattori dietetici che risulterebbero cruciali nello sviluppo o nel peggioramento dell’acne sono due: gli alimenti ad alto indice glicemico e i prodotti caseari (latte e suoi derivati).
Per comprendere al meglio la patogenesi di questo disordine cutaneo bisogna conoscere la proteina nutrient-sensitive kinasi mammalian target of rapamycin complex 1 (mTORC1), una chinasi coinvolta nella regolazione del ciclo cellulare. Questa proteina controlla differenti meccanismi tra cui la trascrizione genica, la sintesi proteica, la crescita cellulare e la lipogenesi, ossia la sintesi dei grassi. mTORC1 è quindi coinvolta nei processi fisiopatologici alla base dello sviluppo dell’acne, ossia la proliferazione delle cellule cutanee e la lipogenesi del sebo.
La via di trasduzione del segnale di mTORC1 viene attivata in risposta a segnali di crescita (insulina e Insulin-like growth factor — IGF-1), segnali energetici (livelli di glucosio e rapporto AMP/ATP) e alla biodisponibilità degli amminoacidi a catena ramificata (BCCA).
In presenza dell’eccesso calorico tipico della dieta occidentale, si ha iper-stimolazione di mTORC1 e di tutti i meccanismi cellulari a valle, ossia proliferazione cellulare e lipogenesi.
Gli alimenti ad alto indice glicemico determinano un rapido aumento della glicemia e, di conseguenza, dell’insulina e con essa di IGF-1, che a loro volta causano un’iper-attivazione della via di trasduzione del segnale di mTORC1 con conseguente maggiore lipogenesi anche a livello delle ghiandole sebacee della pelle.
Il latte e i suoi derivati agiscono tramite due meccanismi: hanno un forte effetto insulinemico, quindi provocano anch’essi un aumento di insulina e IGF-1, e sono ricchi in leucina (il principale amminoacido BCCA ad avere azione su mTORC1); da qui ne deriva il loro effetto stimolatorio su tale chinasi.
Quindi a livello cutaneo cosa succede? L’eccessivo consumo di alimenti ad alto indice glicemico e di prodotti caseari, una delle caratteristiche dell’odierna dieta occidentale, provocherebbe un aumento della crescita dei sebociti (cellule responsabili della produzione del sebo) e un incremento del processo di sebogenesi, che consiste nella sintesi dei lipidi costituenti il sebo.
Da queste evidenze si può quindi supporre quanto un’alimentazione povera in latte e derivati, alimenti ad alto indice glicemico e prodotti di origine animale, ma ricca piuttosto in frutta, verdura e alimenti antiossidanti e antinfiammatori possa rappresentare un’altra strategia semplice ed efficace di prevenzione, trattamento e miglioramento di questo disordine cutaneo.
Fonte:
Melnik B — Dietary intervention in acne: Attenuation of increased mTORC1 signaling promoted by Western diet — Dermatoendocrinol. 2012 Jan 1;4(1):20-32. doi: 10.4161/derm.19828