Santa Ildegarda è stata una monaca vissuta a Bingen (Germania) nel XII Secolo (1100-1179). Figura complessa: mistica, profeta, veggente, ma anche studiosa, manager (prima badessa e poi fondatrice di un nuovo monastero), consigliera di vescovi, principi, imperatori e papi, ci ha lasciato scritti di spiritualità e testi poetici e musicali.
Si è occupata anche di scienza. Physica – Scubtilitatum diversarum naturarum creaturarum libri novem (nove libri sulle sottili differenze tra le creature della natura) e Causae et curae rivelano la sua competenza su temi come botanica, zoologia e medicina, ma soprattutto un’analisi del rapporto tra uomo e natura che poteva essere acquisita solo con studi approfonditi, anche su testi provenienti dalla cultura araba e da quella greco-orientale.
Causae et curae, in particolare, tratta delle malattie e delle cure possibili in base alle conoscenze scientifiche del tempo. Queste comprendevano l’uso di prodotti di origine animale, vegetale e minerale (pietre e cristalli). Lo scritto rivela nozioni di botanica, zoologia, anatomia, farmacologia, elaborate in una teoria unitaria.
L’impegno nello studiare le cause delle malattie differenzia profondamente Ildegarda da tutte le altre donne del Medioevo che, per vari motivi, si sono dedicate alla cura dei malati. A questo impegno si unisce una vastissima cultura sui prodotti, alcuni dei quali non comuni nella cultura occidentale dell’epoca (dalla pelle di leone allo zucchero) sul cui uso Ildegarda cerca spiegazioni razionali.
Un altro suo carattere, sicuramente influenzato dalla vita entro la comunità monastica e dalle sue speciali relazioni, è la particolare attenzione alle problematiche della donna; ciò la portò ad affrontare temi come il concepimento, la fertilità, il parto, i dolori mestruali e la senilità femminile.
Convinta che un’alimentazione corretta sia indispensabile per la salute dell’uomo, Ildegarda ha affrontato molteplici aspetti di questo argomento: le tecniche di coltivazione e il loro influsso sulla qualità degli alimenti, il momento opportuno per la raccolta dei frutti, la provenienza ottimale per i prodotti che dovevano essere importati e le qualità nutrizionali dei cibi.
Ovviamente quella di Ildegarda non poteva essere una Dieta Mediterranea. Bingen è a circa 70 km da Francoforte, al di là delle Alpi, ben lontana dal mare, anche se vicinissima al Reno, importante via di trasporto per merci e persone fin da prima dell’epoca romana. Inoltre, molti alimenti della Dieta Mediterranea, come il pomodoro, il peperoncino, le patate, i fagioli, verranno introdotti solo con la scoperta dell’America. Va anche considerato che quasi mille anni di ricerca agronomica e le esigenze moderne di conservazione e trasporto hanno modificato le caratteristiche organolettiche e nutrizionali di molti degli alimenti proposti da Ildegarda. Infine, lo stile di vita dell’epoca era profondamente diverso dall’attuale, con una maggiore esigenza di alimenti calorici e una ricerca di alimenti più nutrienti che sazianti, al contrario dei nostri giorni.
Per questo motivo, qualora si vogliano seguire le linee dietetiche di Ildegarda, esse devono essere elaborate e adattate alle condizioni fisiologiche e patologiche attuali. Sicuramente però possiamo accogliere in toto alcuni principi:
- preferire cereali in seme come il farro e l’orzo, rispetto a quelli lavorati, come le farine;
- se non ci sono disturbi digestivi che lo sconsigliano, utilizzare il pane di segale;
- ridurre la carne e i grassi animali;
- considerare l’importanze della condizione psicologica e spirituale;
- valutare diversamente gli alimenti “selvatici” da quelli coltivati o allevati;
- scegliere alimenti di stagione o comunque raccolti nella stagione opportuna.
Altri consigli, invece, sono probabilmente più legati alle condizioni del suo tempo; questi possono però essere comunque adatti per alcune condizioni fisiopatologiche. Per esempio:
- assumere birra di orzo e di farro per far crescere la muscolatura;
- evitare fragole, pesche, prugne e porri perché il loro uso costante può provocare malattie croniche;
- evitare i vegetali crudi;
- introdurre il digiuno terapeutico.
Concludendo, non male per una dotta monaca di quasi mille anni fa! Contano in lei soprattutto l’approccio umano e la sensibilità acuta verso la vita comune, una sorta di sensibilità sociale ante litteram, criteri di fondo utili da sempre e da lei consapevolmente adottati.
Per approfondimenti:
- Enciclopedia Italiana Treccani Online — Ildegarda di Bingen, santa
- M. Montesano — Malattie e rimedi negli scritti di Ildegarda di Bingen in A. Paravicini Bagliani Terapie e guarigioni — SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2010
- Minkowski WL — Women healers of the middle ages: selected aspects of their history — Am J Public Health. 1992 Feb;82(2):288-95
- Cook H.J, Walker T.D — Circulation of Medicine in the Early Modern Atlantic World — Soc Hist Med 2013;26(3):337-351
- Moulinier L — Aspects de la maternité chez Hildegarde de Bingen. Aspects singuliers de la maternité selon Hildegarde de Bingen (1098-1179) — Nature, Sciences and Medieval Societies, SISMEL. 2009:215-234
- Moulinier L — Abbesse et agronome: Hildegarde et le savoir botanique de son temps — The Warburg Institute. 1995:135-156
- W. Strehlow — La medicina di santa Ildegarda — Edizioni Mediterranee, 2002