Il termine schiscetta deriva dal verbo lombardo schiscià, che significa appunto “schiacciare”, “premere”. Era la gavetta, o gamella, che i soldati riempivano con il cosiddetto “rancio”; poi quella delle tute blu che schisciavano di tutto, dal risotto giallo sul fondo, alla verdura o carne di sopra e quindi il coperchio a chiudere e premere il tutto. […] Oggi è in corso una rivoluzione dei costumi: gli impiegati, soprattutto giovani della classe media, si comportano come gli operai di un tempo. Si va al supermercato, si compra “il pranzo”, in molti casi lo si assembla e si va a consumarlo al sole, quando non fa freddo. […] La crisi è anche questo: una rivoluzione antropologica di usi e costumi alimentari. Si risparmia e fa anche bene alla salute, perché si mangiano solo cose di cui conosciamo gli ingredienti e la preparazione.
Da oggetto necessario agli operai che, negli anni sessanta e settanta, passavano la pausa pranzo in fabbrica ad accessorio chic di grande tendenza. Favorevole non solo alle tasche, ma anche alla salute. Con la schiscetta posso scegliere gli ingredienti, i metodi di cottura e i condimenti; piccoli grandi dettagli che incidono molto sul nostro girovita e non solo.
Per approfondimenti:
A. Vannicelli — Schiscetta perfetta— De Agostini, 2014