All’inizio di quest’anno è uscito un lavoro1, riportato anche dalle principali agenzie di stampa, che è destinato a fare rumore. Spesso infatti si leggono articoli o libri ove si sostiene che una dieta che escluda la carne, e spesso anche i derivati animali, sia utile per migliorare l’aspettativa di vita e ridurre il rischio di sviluppare forme tumorali.
Queste affermazioni sono state riproposte anche recentemente, in seguito alla riclassificazione del rischio di cancerogenesi connesso alla carne rossa, di cui abbiamo parlato diffusamente in un altro articolo.
Spesso abbiamo fatto notare che non sempre queste dichiarazioni riescono a essere sostenibili così come vengono proposte; alcuni libri2, anche molto famosi, sono stati ampiamente criticati per le loro asserzioni, che non sono statisticamente coerenti con i dati reali3.
L’articolo appena uscito, di cui vi parliamo in questo nostro scritto, è destinato a mettere la parola fine su questa diatriba: il numero di casi analizzati e le conclusioni ottenute non lasciano molto spazio alle discussioni.
Lo studio ha analizzato un totale di oltre 60.000 persone nel Regno Unito:
- più di 18.000 mangiatori regolari di carne (almeno cinque volte a settimana);
- circa 13.000 persone che invece consumavano carne meno frequentemente;
- più di 8.500 pescivori che mangiavano cioè pesce ma non carne;
- oltre 20.000 vegetariani (che comprendevano anche 2.200 vegani).
Gli autori sono andati a valutare la mortalità nei vari gruppi dietetici, suddivisa nelle 18 cause più comuni. Il risultato complessivo è stato che non vi è nessuna differenza statisticamente rilevante tra l’aspettativa di vita nei vari gruppi dietetici per quanto riguarda il valore complessivo. Si sono registrate alcune differenze solo per alcune singole cause di morte.
Per esempio, secondo lo studio il rischio di morte era maggiore nei pescivori per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, ma era inferiore per quanto riguarda il cancro, con un rischio più basso per il cancro al pancreas per i vegetariani e per chi consumava carne meno di cinque volte a settimana (questi ultimi due con percentuali di rischio sostanzialmente vicine).
Risultava più basso per i soli vegetariani esclusivamente il rischio di cancro al sistema linfatico/emopoietico, mentre per chi mangia carne con moderazione risultava ancora una volta un rischio sensibilmente minore per le malattie respiratorie o per la sommatoria di tutte le altre cause.
I dati risultano sostanzialmente uguali anche se modificati stratificando per indice di massa corporea. Questi risultati sono coerenti con quelli ottenuti anche dallo studio EPIC-Oxford4, che analizzava oltre 64.000 pazienti e che non aveva riscontrato variazioni di sorta, anche se la mortalità complessiva nella coorte esaminata era inferiore a quella nazionale e quindi non permetteva di trarre conclusioni definitive.
Con questo studio viene quindi confermato quando vi abbiamo più volte ripetuto: non è importante non mangiare carne quanto, piuttosto, evitare di mangiarne troppa.
Fonti:
- Appleby PN, et al. — Mortality in vegetarians and comparable nonvegetarians in the United Kingdom — Am J Clin Nutr. 2016 Jan;103(1):218-30. doi: 10.3945/ajcn.115.119461
- Campbell Colin T — The China Study — BenBella Books, 2005
- Minger D — The China Study — Raw Food SOS (link consultato il 9 febbraio 2016)
- Key TJ, et al. — Mortality in British vegetarians: results from the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC-Oxford) — Am J Clin Nutr. 2009 May;89(5):1613S-1619S. doi: 10.3945/ajcn.2009.26736L