Se è vero che siamo quello che mangiamo,
io voglio mangiare solo cose buone!Rémy
Durante le feste natalizie ho rivisto Ratatouille, Premio Oscar come miglior film d’animazione nel 2008. Oltre all’innegabile godimento per la bellissima grafica, per l’umorismo e il sentimento dei personaggi e per la storia solo apparentemente banale, ho provato anche numerosi e intriganti dejà vu. Infatti, le dinamiche che si vengono a sviluppare all’interno di una cucina di ristorante, le gelosie tra gli chef e la soggezione verso i critici gastronomici più o meno arroganti, costituiscono per me scene già viste.
In effetti, la Pixar ha curato ogni particolare in modo da rendere verosimili le situazioni che ho appena descritto. Il regista e il produttore hanno passato diverse ore a frequentare la cucina del French Laundry, il ristorante di Thomas Keller nella Napa Valley, e hanno visitato numerosi ristoranti rinomati di Parigi. I realizzatori hanno inoltre creato più di 200 cibi diversi al computer. Ognuno di essi è stato progettato e preparato in una vera cucina, per poi essere fotografato e usato come riferimento prima, ovviamente, di essere mangiato.
Rémy, il personaggio principale, è un topo. O meglio, un ratto. Un ratto con un olfatto ipersviluppato che ama la cucina e il buon cibo. Idolo di Rémy è il famoso chef francese Auguste Gusteau; il suo motto è: «Chiunque può cucinare!».
Attenzione: questa recensione rivela la trama dell’opera.
Se vuoi provare a cimentarti nella preparazione della ratatouille, puoi saltare direttamente alla Ricetta.
Il nostro protagonista viene a conoscenza della morte di Gusteau e dopo varie vicissitudini, guidato dal suo fantasma, riesce a raggiungere il ristorante del maestro, gestito da un nuovo chef, il malvagio Skinner, che si trova in difficoltà a causa di una pesante recensione del famoso critico gastronomico Anton Ego. Nello stesso giorno viene assunto come sguattero Linguini, un giovane goffo e maldestro, che, di lì a poco, rovescia la pentola della zuppa. Per rimediare, Linguini riempie la pentola d’acqua e aggiunge a caso spezie e verdure, ottenendo un miscuglio immangiabile. Rémy, incoraggiato dal fantasma di Gusteau, modifica la ricetta aggiungendo sapientemente altri ingredienti. Questa zuppa viene quindi servita e la critica gastronomica che quel giorno siede in sala ne è entusiasta, tanto da recensire il ristorante in modo molto positivo. Skinner, contrariato, vorrebbe licenziare Linguini ma Colette Tatou, unica donna cuoco del ristorante, lo difende e costringe Skinner ad assumere il ragazzo come cuoco. Quando Linguini viene affidato alla custodia di Colette, questa spiega chiaramente al ragazzo che è l’unica donna presente perché è “lo chef più tosto”; la ragazza sottolinea la grande forza e la determinazione che servono per arrivare a farsi largo in un ambiente così competitivo e maschilista. Sarà proprio Colette a spiegare a Linguini e allo spettatore il funzionamento della cucina di un grande ristorante, i trucchi, le abilità, il modo di comportarsi degli chef e del personale.
A Linguini viene affidato l’ingrato compito di annegare Rémy, che nel frattempo è stato visto aggirarsi per la cucina ed è stato scambiato per un topo qualsiasi. Rémy convince Linguini a risparmiargli la vita e a collaborare in cucina. Così, nascosto sotto il cappello da cuoco, Rémy guida il ragazzo come fosse una marionetta e realizza il sogno di poter cucinare ed esprimere il suo grande talento.
Quando, successivamente, si scopre che Linguini è in realtà figlio di Gusteau, questi prende possesso del locale e licenzia Skinner. È allora che il terribile critico gastronomico Anton Ego, che aveva spinto il ristorante sull’orlo del fallimento, decide di conoscere il nuovo chef e di recensire ancora una volta il Gusteau’s.
Rémy, che nel frattempo ha avuto un complicato periodo di permanenza in famiglia, torna al ristorante appena in tempo per aiutare il suo amico Linguini a preparare il piatto per Ego. Rivelata la verità agli altri cuochi, cioè che lo chef è un ratto di campagna, tutti decidono di abbandonare la cucina. Ma la colonia di topi che lo ha seguito è pronta ad aiutarlo e anche Colette è disponibile. Tutti insieme, sotto la direzione di Rémy, preparano per il critico una fantastica ratatouille. Dopo l’assaggio Ego è incredulo e soddisfatto e vuole conoscere lo chef, quello vero, ossia il ratto Rémy. La recensione che Anton Ego scriverà ben riassume la morale del film.
Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cucina, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull’alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere! In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau «Chiunque può cucinare!» ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. È difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau’s e che secondo l’opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia! Tornerò presto al ristorante Gusteau’s, di cui non sarò mai sazio.
La ratatouille è una tipica preparazione francese composta da verdure che vengono cotte separatamente e poi unite alla fine, in modo da rispettare i tempi di cottura di ciascuna di esse.
Ingredienti per 4 persone
- 1 melanzana
- 2 zucchine medie
- 1 peperone
- 1 cipolla bianca
- 2 spicchi d’aglio
- 500 g di pomodori freschi
- rosmarino, origano e sale
- timo, basilico e prezzemolo
- 4 cucchiai d’olio extravergine di oliva
Preparazione
Lavare e mondare tutte le verdure.
Tagliare la melanzana e le zucchine, togliere l’eccesso di parte bianca interna a esse e tagliare le strisce ottenute in pezzetti dello spessore di almeno 2 cm.
Aprire in due i peperoni, togliere i filamenti bianchi e i semi e tagliarli in strisce.
Pelare le cipolle, tagliarle in quattro e affettarle.
Tuffare i pomodori per qualche secondo in acqua bollente, poi pelarli e tagliarli a pezzi liberandoli dai semi.
Mettere a scaldare 3 cucchiai di olio in un tegame e buttarci dentro le cipolle ad appassire a fuoco basso, quindi aggiungere i peperoni e cuocerli lentamente, mettendo quando serve un poco di acqua calda. Quando saranno teneri unire i pomodori, il timo, l’alloro e l’aglio tritato.
Salare, pepate e lasciare cuocere per circa 40 minuti a fuoco basso coprendo la pentola con un coperchio.
Nel frattempo, in un altro tegame, mettere a cuocere le melanzane nel restante olio per circa 10 minuti, poi aggiungere le zucchine e farle cuocere assieme alle melanzane per altri 10-15 minuti, fino a che si ammorbidiscono senza disfarsi.
Quando tutte le verdure saranno tenere, ma non scotte, riunirle in una pentola unica e amalgamarle delicatamente, lasciandole cucinare assieme ancora qualche minuto a fuoco molto basso.
Aggiustare di sale e pepe e servire guarnendo con delle foglie di basilico.
Per approfondimenti:
- MYmovies — Ratatouille
- Giallo Zafferano — Ricetta ratatouille