Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere. Questo notissimo proverbio è diffuso in molte regioni italiane, con piccole varianti (quanto è buono/ come è buono) e con declinazioni dialettali che alterano le due principali forme con cui uno dei soggetti è designato nel linguaggio locale (cacio/formaggio). L’interesse di questo testo, che ha da tempo catturato la mia attenzione, sta nella difficoltà di mettere a fuoco il senso, di decifrare la natura contraddittoria che pare caratterizzarlo.
I motti, le sentenze, gli aforismi nascono da riflessioni sul senso della vita, sul comportamento da tenere in questa o quella occasione, sulle soluzioni da dare ai problemi pratici della sopravvivenza e della convivenza.
Ci si stupisce della contraddizione del proverbio: come può un contadino non conoscere la bontà di cibi così semplici da lui stesso prodotti?
La ricerca dell’autore attraverso antichi ricettari e vari trattati ha portato a scoprire che nel Medioevo i palati più nobili ed esigenti scoprirono la gustosa associazione del formaggio con le pere e vollero renderla di esclusiva nobiltà.
In questa bellissima lettura si scopre l’antico conflitto tra le diverse classi sociali: mettere insieme il formaggio e le pere significava elevare i due elementi dall’umiltà del contadino e renderli degni della mensa dei nobili. L’importante però era di non farlo sapere.
Per approfondimenti:
M. Montanari — Il formaggio con le pere – Laterza – 2008