Da qualche tempo si sta studiando l’effetto di alcune diete sull’infiammazione. Recentemente gli studi si sono concentrati su un particolare meccanismo mandato avanti dagli infiammasomi, un insieme di gruppi di proteine che lavorano in concerto per sviluppare la risposta infiammatoria. In particolare, un articolo pubblicato su «Nature Medicine» fa luce sul ruolo di NLRP3 (è un acronimo di un acronimo, in questa sede ci interessa poco sapere cosa vuol dire la sigla), un infiammasoma attivo in molti processi infiammatori dati da patogeni esterni ma anche da stimoli interni come quelli causati da diabete, malattie autoimmuni, Alzheimer e aterosclerosi.
I ricercatori trovano che, su modelli murini (topi), una molecola prodotta dall’organismo in determinate condizioni, il beta-idrossibutirrato, può inibire NLRP3. Il beta-idrossibutirrato (BHB, dal nome in inglese) è un chetone, ovvero una molecola prodotta dall’utilizzo dei grassi a fini energetici. La quantità di BHB che assieme ad altri chetoni (come l’acetone e l’acetoacetato, nell’insieme chiamati corpi chetonici) è prodotta dal nostro organismo cresce in due particolari condizioni: il digiuno e le diete chetogeniche — un tipo di dieta utilizzato ad esempio nel trattamento di alcune forme di epilessia. Sia con il digiuno sia con le chetogeniche, la causa della produzione elevata di corpi chetonici è data dalla mancanza di zuccheri: in assenza di questo nutriente il corpo ripiega sui grassi sfruttando le proprie riserve di energia. Mentre nel digiuno però abbiamo anche un danno muscolare (le proteine muscolari sono utilizzate per sintetizzare almeno una parte dello zucchero che manca), ciò non avviene con questo tipo di dieta, perché si continua a mangiare e le fonti proteiche non mancano.
Attendiamo ulteriori sviluppi della ricerca, forse le diete chetogeniche possono essere un’arma in più per migliorare la salute di molte persone.
Fonte:
Youm YH, et al. — The ketone metabolite β-hydroxybutyrate blocks NLRP3 inflammasome-mediated inflammatory disease — Nat Med. 2015 Feb 16. doi: 10.1038/nm.3804
Quindi in buona sostanza è consigliabile sottoporci ad un regime alimentare mima digiuno sbilanciato verso le proteine ma per quanto tempo? In quali modi ed in quali tempi?L’articolo è interessante
In realtà qui non si parla di diete “mima digiuno”, si parla di digiuno vero e proprio. La produzione di corpi chetonici avviene con il consumo totale delle riserve di zuccheri nel corpo, e questo potrebbe non avvenire con un digiuno di 16 ore (per citare uno dei protocolli mima digiuno). Inoltre un’alimentazione sbilanciata verso le proteine produrrebbe molti zuccheri con la gluconeogenesi, abbassando la produzione di corpi chetonici. Il consiglio è quello di regolare l’alimentazione con l’aiuto di un nutrizionista in carne e ossa piuttosto che cercare di far da soli, rischiando di commettere errori.
Una precisazione: come è scritto nell’articolo il BHB è prodotto anche durante esercizi fisici di alta intensità [BHB levels are elevated by starvation, caloric restriction, high-intensity exercise, or the low-carbohydrate ketogenic diet]. Detto in parole più semplici, siamo nati per muoverci, perché i benefici dell’attività fisica, abbinata ad una corretta alimentazione o dieta, sono molto superiori a quello di una seguire “semplice” dieta.