L’uscita dei nostri progenitori dalla foresta, per affrontare l’ambiente semi arido della Savana, fu favorita anche dall’aumento di statura, che permetteva di avvistare più facilmente le prede e i predatori. Questo aumento della taglia corporea è stato possibile grazie al passaggio a una dieta maggiormente ricca dal punto di vista della disponibilità energetica e della qualità dei nutrienti, come quella basata sul consumo di carne.
Questo cibo più digeribile ha permesso anche l’accorciamento dell’intestino e un conseguente convogliamento di energie al cervello (organo da questo punto di vista molto esigente) che ha sviluppato le capacità cognitive necessarie a organizzare nuove strategie di caccia e un primitivo comportamento sociale.
Un altro importante adattamento metabolico riguarda la regolazione della glicemia: la dieta precedente, che apportava carboidrati in maniera continua, compensava l’innalzamento della glicemia con una forte richiesta di energia per l’attività muscolare, una moderata secrezione insulinica caratterizzava il fenotipo insulino sensibile. Il cacciatore adattato alla nuova vita nella Savana invece produceva il glucosio dagli amminoacidi della carne (gluconeogenesi) e aveva una richiesta energetica maggiore in alcuni momenti particolari, cioè quando riusciva ad avvistare una preda.
In queste condizioni è diventato necessario depositare riserve di acidi grassi nel tessuto adiposo, rendendo il muscolo più resistente all’azione dell’insulina e dando origine a un fenotipo noto come fenotipo risparmiatore, adatto ad affrontare situazioni in cui si alternano abbondanza e scarsità di cibo, soprattutto in una situazione di continuo spostamento. La lunga persistenza di questo fenotipo è testimoniata dal ritrovamento delle statuine raffiguranti figure femminili obese, (vedi figura di Obesità di ieri e di oggi di Amigdala) e dall’epidemia di obesità delle società ricche che affrontano l’abbondanza di cibo e la vita sedentaria dotati di un genotipo che risale al Paleolitico!
Da notare che l’uomo ha aggiunto, e non sostituito completamente, le nuove fonti alimentari a quelle precedenti: non essendo più in grado di sintetizzare la vitamina C, per il lungo adattamento a una dieta vegetariana, è stato necessario mantenere un apporto abbondante di cibi di origine vegetale nella dieta, come bacche e frutti selvatici. Questo notevole vantaggio rispetto agli altri carnivori, con l’apporto di molecole che difendono l’organismo dai danni metabolici e ambientali, come flavonoidi, polifenoli, caroteni, potrebbe essere stato determinante anche nell’allungamento della durata della nostra vita.
Fonti:
- G. Rotilio, E. Marchese — Nutritional factors in human dispersal — Ann Hum Biol. 2010 Jun;37(3):312-24
- G. Biondi, F. Martini, O. Rickards, G. Rotilio — In carne e ossa — GLF Editori Laterza, 2006
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