I micronutrienti, minerali e vitamine, sono elementi essenziali della dieta correttamente bilanciata. Sono quei nutrienti che vengono misurati in milligrammi, o addirittura microgrammi: non abbiamo necessità di abbondare, anche se sono componenti importantissimi che possono decidere della nostra salute. È di conoscenza comune che carenze in questi nutrienti portino problemi anche gravi, ad esempio la carenza della vitamina C causa danni ai tessuti connettivi, portando a emorragie e perdita di denti (è lo scorbuto); la carenza di B12 può portare a danni cerebrali e anemie. È importante quindi non trascurarli, è uno dei motivi per cui una buona alimentazione, varia e completa, è sempre da preferirsi. Ma esiste una regola fondamentale nella vita di tutti: la sola dose trasforma il non veleno in veleno.
Un recente studio1, pubblicato sul «Journal of Endocrinology and Metabolism», mette in evidenza come la concentrazione della vitamina D nel sangue e le condizioni di salute abbiano un andamento a forma di J: la mortalità per problemi cardiovascolari aumenta se la vitamina D circolante è troppo poca, ma aumenta anche se è troppa! In particolare, i livelli dovrebbero essere tra 50 e 100 nanomoli per litro di sangue, livelli inferiori o superiori a questi limiti aumentano il rischio di malattie cardiache.
Un secondo studio2, pubblicato sul «Journal of the American Society of Nephrology», si occupa del fosfato. Questo è un composto formato da ossigeno e fosforo, è un ingrediente fondamentale del DNA, degli RNA e della molecola energetica, l’ATP; è quindi indispensabile alla vita. Ma cosa succede se la fosfatemia (i livelli di fosfato nel sangue) è troppo alta, ad esempio per problemi renali? Succede che i vasi sanguigni risultano danneggiati e la risposta del nostro organismo è formare coaguli, che possono portare a trombosi, ictus o infarti. La “western diet“, quella basata sui grassi saturi e i prodotti industriali, aumenta i livelli di fosfati nel sangue, e questo potrebbe essere un fattore di rischio molto importante anche nel caso di una persona con dei reni sani.
Infine, un terzo studio3, pubblicato sul «Journal of the American College of Cardiology», ci parla del sale. Tutti sappiamo che l’eccesso di sale (cloro e sodio, soprattutto quest’ultimo, per parlare di nutrienti) porta a problemi anche gravi dati dall’ipertensione. La scoperta diffusa con questa ricerca è che anche se si ha una pressione normale il sale può danneggiare organi come reni, vasi sanguigni, cuore e cervello. Fondamentalmente, gli effetti dell’ipertensione possono esserci anche senza ipertensione! Il sale stesso riesce a danneggiare i vasi sanguigni, che saranno più suscettibili a sviluppare trombi, e così per i danni renali e per gli altri organi. È fondamentale quindi rivedere le nostre abitudini e fare sì che il sale, almeno quello aggiunto, sia presente il meno possibile sulle nostre tavole.
Bibliografia
- Durup D, et al. — A reverse J-shaped association between serum 25-hydroxyvitamin D and cardiovascular disease mortality – the CopD-study — J Clin Endocrinol Metab. 2015 Feb 24:jc20144551
- Abbasian N, et al. — Hyperphosphatemia, Phosphoprotein Phosphatases, and Microparticle Release in Vascular Endothelial Cells — J Am Soc Nephrol. 2015 Mar 5. pii: ASN.2014070642
- Farquhar WB, et al. — Dietary Sodium and Health: More Than Just Blood Pressure — J Am Coll Cardiol. 2015 Mar 17;65(10):1042-1050. doi: 10.1016/j.jacc.2014.12.039